Non perderci la testa!

Al dolore ci si abitua, ma quando si tratta di emicrania si spera sempre che finisca presto.
Chi avrebbe mai pensato che un dolore pulsante alla testa potesse avere una carriera così lunga? I geni della storia hanno lottato con questa condizione, infatti probabilmente se soffri di emicrania sei più intelligente della media; in fin dei conti da grandi menti derivano grandi sofferenze. Ma come farlo capire al primo “quante storie per un semplice mal di testa!” che l’emicrania dopo tutto questo tempo ancora non ha il giusto peso sociale?

“Non perderci la testa” è una campagna di sensibilizzazione sull’emicrania, ma non come le altre: a partire dal claim, l’intero progetto gioca su continue allusioni e cliché, ironizzando sulla tematica, per comunicare senza tediare.
Questo slogan e gli altri key messages, protagonisti dei post sui social, rispecchiano a pieno lo stile della nostra generazione e mostrano come, a differenza del passato, oggi possiamo avvalerci di questi mezzi per diffondere e sensibilizzare più persone.

La campagna vuole informare intrattenendo: seguendo un filo “gen z x gen z”, sfrutta frasi ironiche, fresche e sarcastiche, meme, slang, modi di dire, canzoni, con l’obiettivo di attirare i giovani che ne soffrono e non, raccontando il disturbo sotto ad una lente diversa. Vista la spiccata sensibilità della nostra generazione in merito alle tematiche sociali, crediamo di poter essere il megafono che diffonda e recepisca al meglio la problematica. Ovviamente quale modo migliore se non usare il nostro “slang generazionale”?
Per questo abbiamo scelto di presentare così la nostra campagna, cercando di sensibilizzare sulla tematica in modo alternativo, creando un ponte tra la condizione nel passato e le possibilità future.

L’eredità che ci è stata lasciata non è delle migliori, per fortuna ad oggi si conosce meglio la patologia rispetto ai nostri antenati e si cerca di sfruttare la tecnologia e gli strumenti che si hanno a disposizione per renderla ancora più accettabile socialmente e mentalmente.
E’ interessante notare come tutti i grandi geni soffrissero di questa malattia. Infatti, nel corso del tempo, molti personaggi illustri hanno dovuto convivere con questa patologia, che gli ha conseguentemente procurato una cattiva reputazione. Da Van Gogh a Jane Austen l’emicrania è sempre esistita, anche se in maniera silenziosa. Coincidenze?

Sicuramente la natura di questa patologia così invalidante e aggressiva ha portato molti intellettuali emicranici a “parlare” del loro stato fisico e mentale. La sofferenza, infatti, è da sempre la forza motrice dell’arte. Invece, ad oggi, pochissimi sufferers trovano il coraggio di aprirsi, non trovando orecchie disposte a credergli o perché loro stessi sminuiscono o non riconoscono il loro disturbo.

La nostra mission è far conoscere la patologia, combattere la disinformazione, difendere i diritti di chi ne soffre e migliorare la qualità della vita dei pazienti. L’obiettivo è evidenziare l’impatto dell’emicrania sulla vita quotidiana e sottolineare l’importanza di una diagnosi corretta e tempestiva.

Innumerevoli sono i sufferers del passato, così come nel presente; fortunatamente, l’importanza della patologia sta emergendo grazie alla sensibilizzazione, nonostante le difficoltà mediche e sociali. Speriamo che questo “δαίμων” non faccia più così paura.

Il progetto, promosso da un’iniziativa di sensibilizzazione di Pfizer, è stato realizzato da Cristabel Volpe, Giada Pietrarossi e Claudia Scialpi, laureande in Scienze della Comunicazione all’università Alma Mater Studiorum di Bologna.