23 Lug La parola della settimana: CONSUMO CRITICO
A cura di Alessia Selvatici
Il “Consumo critico”, o consapevole, è una pratica sempre più diffusa tra i consumatori che acquistano i prodotti e/o servizi in base sia al rapporto qualità/prezzo sia al comportamento intrapreso dalle imprese che li producono e li distribuiscono. Infatti, il consumatore critico acquista esclusivamente prodotti provenienti da aziende che adottano sistemi di produzione volti alla sostenibilità e al rispetto delle condizioni di lavoro. Si evince quindi che il consumo critico prende in considerazione gli effetti sociali e ambientali dell’intero ciclo di vita del prodotto.
L’attuazione di un consumismo critico comporta la modificazione della domanda dei consumatori, incidendo sui profitti delle aziende. Lo stesso può influire indirettamente anche sulle politiche di mercato delle stesse imprese, orientandone le strategie verso una maggiore sensibilità ecologica ed etica.
Di conseguenza, il “cittadino critico” è colui che, prima di procedere all’acquisto, prende in considerazione le modalità di produzione del bene, il suo trasporto, le sue modalità di smaltimento e il comportamento sociale dell’azienda. Tra i limiti oggettivi del “consumo critico” vediamo quello di richiedere tempo ed energie per informarsi e trovare i prodotti con le caratteristiche desiderate, e quello di non poter avere la certezza assoluta che tali prodotti abbiano davvero le caratteristiche dichiarate.
Nel 1996, in Italia, è stata pubblicata la prima Guida al Consumo Critico elaborata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo redatta da Francuccio Gesualdi. La Guida è dedicata all’analisi delle politiche e dei comportamenti delle principali imprese nazionali e internazionali e sui boicottaggi in corso di alcuni prodotti.
A differenza dell’Italia, nei Paesi esteri esistono grandi organizzazioni impegnate specificamente su questi temi, come ad esempio Ethical Consumer ResearchAssociation in Inghilterra, e Co-op America negli Stati Uniti.
In conclusione, il consumo critico, se mediato da attori collettivi radicati nella società, può innescare un modo diverso di fare “economia” e “politica”. Mentre in passato quella del consumo critico è stata in molti casi una moda, ad oggi questo fenomeno sta diventando uno stile di vita.
Attraverso l’acquisto o il non acquisto di certi prodotti è possibile segnalare alle imprese i comportamenti che si approvano e quelli che non si approvano, ma anche sostenere le forme produttive corrette. Le nostre scelte d’acquisto possono condizionare i comportamenti anche delle grandi aziende e possono indurre molti settori del mercato ad adottare sistemi di produzione, distribuzione e vendita etici, sostenibili e responsabili.