La parola della settimana: VISUAL IDENTITY

A cura di Alessia Selvatici

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Cerchiamo di fare chiarezza sul significato del termine “Visual Identity” che viene spesso confuso con la Brand identity. Certo, sono due concetti fortemente correlati, ma differenti.

La Brand Identity si riferisce a tutto ciò che un brand racconta: i suoi valori, lo stile comunicativo, la mission, la vision e la cultura aziendale.

Invece, il concetto di “Visual Identity” si riferisce all’aspetto visivo del brand, includendone tutti gli elementi quali il logo, il design del sito e dei materiali pubblicitari, il font, le immagini ecc. È importante sottolineare il fatto che il fronte visivo rappresenta l’aspetto più immediato. Basti pensare che il cervello umano elabora le immagini 60.000 volte più velocemente rispetto ai testi.

Gli obiettivi dell’identità visiva riguardano:

  • Il trasmettere emozioni e stati d’animo volti a influenzare positivamente il pubblico;
  • L’informare gli spettatori sulla natura del marchio e dei servizi / prodotti offerti;
  • L’unificare i molti aspetti diversi di un’azienda attraverso immagini coerenti.

Ad un aumento della coerenza nell’identità visiva del marchio corrisponde una  visibilità dello stesso 3,5 volte maggiore.

Riassumendo, la Visual Identity corrisponde all’aspetto esteriore, al modo in cui  vestiamo il nostro brand, mentre la Brand Identity si concentra sul carattere e la personalità. A dimostrazione di ciò, le figure professionali coinvolte in ciascuna delle due parti sono diverse: l’identità del marchio è supervisionata dai professionisti del marketing, mentre l’identità visiva coinvolge designer e direttori creativi.

Per concludere, queste due strategie rappresentano un connubio perfetto per comunicare efficacemente un marchio. La percezione che si ha di un brand ha un grande impatto emotivo sul processo decisionale del consumatore. Spesso acquistiamo un prodotto in base alla connessione emotiva e alla consapevolezza che abbiamo di un brand specifico. Non si tratta di scegliere i colori o il font che piacciono di più, bensì di creare una rappresentazione reale dell’attività, offrendo e sfruttando la possibilità di impressionare emotivamente (e perifericamente) il nostro interlocutore.