L’intervista di CommtoAction a Roberta Zarpellon.

a cura di Giulia Armuzzi

 

CommtoAction ha intervistato Roberta Zarpellon, curatrice e coordinatrice insieme a Stefano Martello di Restart Program, progetto corale della Delegrazione Ferpi Triveneto.

Roberta Zarpellon è fondatrice e consulente in comunicazione e relazioni pubbliche di Traguardi. È giornalista, formatrice e coordinatrice del “Gruppo Comunicare le professioni intellettuali” di Ferpi.

 

  • Come è nato Restart Program?

Restart Program è nato nel corso della prima settimana di lockdown. In quei giorni, un po’ tutti abbiamo vissuto da vicino le diverse fasi di una crisi: la negazione, il rifiuto, la rabbia, la paura. Io mi sono chiesta quale contributo fattivo potessi offrire per affrontare il momento. Da qui all’azione il passo è stato, per me, molto breve. Ho scelto di non attendere passivamente la fine di questo periodo ma di reagire cercando di dare un senso al momento presente e, soprattutto, di costruirne uno per il futuro. Ho, così, immaginato che la reazione sarebbe stata più incisiva se, insieme a me, vi fossero stati anche altri comunicatori e, soprattutto, la mia comunità professionale. Dopo un primo confronto con Stefano Martello, giornalista, grande esperto del tema della gestione della crisi, coautore della Carta di Rieti e membro del gruppo di lavoro FERPI sulla Comunicazione delle Professioni Intellettuali che coordino, ho condiviso l’idea con Filippo Nani, delegato FERPI TRIVENETO, che l’ha accolta con grande entusiasmo e proposta ai colleghi della delegazione. Dalla condivisione è nato Restart Program che oggi viene seguito da quindici persone, tra soci FERPI e studenti UNIFERPI dell’Università degli Studi di Gorizia e Padova.

 

  • Quale obiettivo si pone il progetto nel breve e nel medio-lungo termine?

Restart Program è un progetto per il rilancio e, dunque, con un orizzonte temporale a breve termine. In realtà, più ci addentriamo nel tema e più aumenta la consapevolezza di come, per le sue caratteristiche, questo progetto può essere il punto di partenza di sviluppi successivi. La sua prima valenza è quella di aver unito, sotto un unico cappello, esperienze diverse e creato una squadra di lavoro focalizzata sull’obiettivo. A brevissimo termine, infatti, il progetto si propone di costruire un percorso condiviso, una bussola per affrontare il nuovo scenario post pandemia.  Riflettere insieme sul ruolo della comunicazione nella ripartenza, attivare risorse ed esperienze, metterle a disposizione dei colleghi è uno degli aspetti sostanziali di Restart Program. Direi, dunque, che tutto si poggia sue due parole chiave: COLLABORAZIONE e CONDIVISIONE.  Da qui sono nati quattro webinar dedicati ai temi del rilancio che affrontano aspetti diversi della comunicazione interna ed esterna ciascuno coadiuvato da schede operative realizzate insieme ai colleghi Emanuela Fregonese, Stefano Martello, Ada Sinigalia e Alessandra Veronese per fornire linee guida utilizzabili nei prossimi mesi. Queste, in particolare, rappresentano una risposta concreta, tangibile e, a mio avviso, ben interpretano la terza parola chiave di questo progetto: CONCRETEZZA. Allo stesso modo, lo sono la rassegna stampa, curata dalla collega Ada Sinigalia, che raccoglie best practice sulla comunicazione di rilancio e fornisce importanti testimonianze d’ispirazione su come il mondo imprenditoriale stia reagendo a questa crisi e la sezione di consulenza online riservata ai soci Ferpi.

 

  • Che ruolo gioca il comunicatore nella fase di rilancio?

La comunicazione è uno strumento fondamentale per la costruzione di relazioni.  Oggi, in una situazione di grande incertezza, è innegabile che il ruolo del comunicatore assuma, sempre più, una connotazione di facilitatore a tutto campo sia a livello interno all’organizzazione che all’esterno. Il suo compito, soprattutto nella fase di rilancio, sarà quello d’aiutare le organizzazioni ad affrontare la complessità.  Se l’imprevedibilità sarà uno dei timbri distintivi, è necessario attrezzarci per dare un duplice contributo. Il primo sarà quello di definire a breve termine un approccio strategico ed operativo dedicato a verificare e perseguire un realistico margine di manovra del rilancio. Per farlo dovremo partire dal patrimonio d’immagine e reputazione preesistente innestandolo con quanto realizzato nel lockdown. Il secondo, di strutturare concretamente una comunicazione della prevenzione del rischio, anche con la creazione di un crisis team. Per farlo, saremo chiamati sempre più a collaborare con altri ruoli, penso, ad esempio, al responsabile risorse umane, così d’affrontare con un approccio multidisciplinare la complessità.

 

  • Può essere questa un’occasione per il comunicatore, ma anche per i crisis team, per essere riconosciuti e accreditati?

Oggi siamo in un contesto molto diverso da quello di qualche mese fa. Basti, ad esempio, pensare al tema dello smartworking. Nel nostro Paese se ne parlava da anni ma le aziende che lo attuavano erano veramente un numero sparuto. Poi, abbiamo fatto tutti di necessità virtù ed oggi è diventata una modalità comune di lavoro per molti.  Lavoreremo tutti a distanza? Dovremo abbandonare i nostri uffici? Certamente no. Questo cambiamento così repentino ci ha però insegnato che le cose possono cambiare velocemente e quanto sia importante non solo adattarci al cambiamento ma, soprattutto, poter dare un senso alle novità. In questo scenario, l’accreditamento della professione del comunicatore e, più in generale, del suo ruolo nell’allenare il mondo dell’impresa e delle organizzazioni in generale a prevenire e gestire le crisi, sarà certamente più importante e dipenderà da più fattori. In primis, quello culturale.  Fino ad oggi abbiamo visto come siano state in prevalenza le grandi aziende a dotarsi di un crisis team. Abbiamo però capito che è bene cominciare a pensare in modo nuovo. Anche le piccole imprese devono predisporre dei piani di crisi ed imparare a rispondere alle criticità di un mercato che sarà sempre più instabile. Quindi, a mio avviso, il riconoscimento ed accreditamento passerà da una prima consapevolezza dell’opportunità e, direi, necessità, d’affrontare il futuro preparandosi. Non ci sarà più spazio per l’alibi della dimensione perché tutelare l’organizzazione è un tema trasversale e, per farlo, non occorrono grossi investimenti ma certamente un approccio che veda nella gestione consapevole ed organizzata delle azioni di prevenzione, contrasto e di rilancio una scelta per continuare a rimanere sul mercato.  Il secondo aspetto dipenderà dal comunicatore.  Per accreditarsi, dovrà poter dimostrare i vantaggi che la sua presenza apporta all’organizzazione. Io credo che facendo così potremo veder rafforzato il suo ruolo e funzione. L’importante sarà sempre più essere in grado di dare un contributo attivo e propositivo. Questa è un elemento sfidante per tutti. La crisi, insomma, imporrà dei cambiamenti; per alcuni sarà devastante, per altri un’occasione di crescita.

…..Continua…..

La prima parte dell’intervista termina qui, continua a seguirci per leggere la seconda in uscita martedì prossimo. Non mancare!

Per ulteriori approfondimenti: Restart, comunicare il rilancio