01 Mag La parola della settimana: comunicazione multicanale
di Anna Luna Di Marzo
La comunicazione multicanale è tra le principali protagoniste del panorama comunicativo nel mondo del Web 2.0. Ma quali sono le declinazioni dei suoi significati? Quali sono gli ambiti e gli scopi, in cui e per cui, viene utilizzata?
Grazie alla comunicazione multicanale, sia la fonte emittente che quella ricevente, hanno a disposizione una moltitudine di canali attraverso i quali produrre e dai quali attingere informazioni. Nell’epoca del Web 2.0, il campo d’azione diventa sempre più vasto e dispersivo; basti pensare alle applicazioni oggi presenti, tra cui Facebook, WordPress, Instagram, Linkedin, TikTok. La possibilità di poter scegliere tra più fonti rappresenta, nel contempo, un’opportunità ed una responsabilità. Se nella cosiddetta comunicazione tradizionale offline il rapporto di fiducia tra comunicatore e pubblico era, un tempo, così saldo da assicurare in qualche modo l’autorevolezza stessa della fonte e delle informazioni ricevute, nell’epoca digitale tale sicurezza tende a vacillare, per motivi oramai già noti. La comunicazione multicanale è, dunque, un trend che si presta alla flessibilità delle nuove strumentazioni interattive esigendo scelte sempre più consapevoli e calibrate sulle aspettative degli utenti.
Nel contempo esiste e resiste la comunicazione offline ancora oggi centrale. L’obiettivo è quello dunque di creare una sinergia tra comunicazione online e offline, attraverso quella che Maria Elena Tizianel definisce come “comunicazione integrata”: una multicanalità che si alimenta di integrazione e reciproco sostegno nell’economia di un’analisi sempre più circolare. Le criticità da superare sono intuibili. Prima tra tutte il rischio di risultare dispersivi e di avere pubblici che, a causa di un sovraccarico cognitivo, riscontrano difficoltà nel discernere informazioni la cui fonte sia verificabile o meno. Molto spesso, infatti, il pubblico si sofferma alle semplici headlines, non approfondendo e rischiando, così, di percepire più che di informarsi. Ed è proprio la superficialità, il secondo rischio al quale il comunicatore deve porgere estrema attenzione: sia propria, che del lettore. Se il metro di giudizio del proprio lavoro sono i numeri di like raggiunti nel minor tempo possibile, il rischio di risultare superficiali nel proprio lavoro sarà quasi sicuramente assicurato. Questo perché, per un comunicatore, il tempo è grande alleato, soprattutto durante le fasi di approfondimento e di ricerca. Per quanto concerne l’ambito delle relazioni che si instaurano tra comunicatore e pubblici, è necessario considerare che le stesse non saranno più unidirezionali ma punteranno con maggior forza alla bidimensionalità potenziata, intesa come dialogo tra più parti e integrazione tra differenti canali.
La sfida, in questo senso, appare ancora una volta culturale più che tecnica, e rimette al centro la resa dell’apporto professionale ma anche la stessa funzione del comunicatore come tessitore sociale, in grado di rappresentare la propria organizzazione (anche) cogliendo connessioni un tempo non necessarie. E oggi strategiche.