27 Mar La parola della settimana: resilienza
di Anna Luna Di Marzo
Resilienza: capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi (Garzanti, dizionario enciclopedico).
Una fondamentale attitudine che è possibile evidenziare in un momento di profonda crisi è la resilienza. Perché è tanto importante? La resilienza rappresenta la capacità di reagire di fronte a forti traumi, indotti da una situazione di emergenza. Una fondamentale attitudine che è possibile evidenziare in un momento di profonda crisi è la resilienza. Perché è tanto importante? Durante il webseminar “Comunicazione in emergenza”, organizzato da FareReteBeneComue APS, il consigliere nazionale Ferpi Giulia Pigliucci, ha sottolineato il ruolo fondamentale della resilienza nel fronteggiare una situazione di emergenza: resilienza significa saper guardare il mondo con lo sguardo dei bambini ed utilizzarlo per andare oltre ciò che si vede. Immaginare un possibile reale, un futuro diverso da ciò che si vede. E’ ciò che può consentire alle persone di ripartire. Come si evince dalle parole di Pigliucci, è importante, dunque, seminare una cultura della resilienza, fondata su uno spirito di collaborazione e responsabilità sociale.
Un esempio importante di resilienza è rappresentato dalle donne della Casa delle donne di Qaraqosh. Scappate sulla piana di Ninive, nel nord dell’Iraq, e dopo aver seguito un corso di formazione personale, hanno voluto fortemente creare questo luogo per le donne, per continuare a formarsi, e “gettare un nuovo tessuto sociale della propria città”. La Casa delle donne di Qaraqosh rappresenta la loro libertà, e un importante esempio di come il mondo dell’associazionismo sia fondamentale strumento per dare utile supporto concreto in un momento di emergenza.
In uno scenario di profonda crisi come quello che sta vivendo l’intera Europa, e il resto del mondo, è importante che la comunicazione si allei con le altre forze in campo per garantire una resilienza che non sia solo formale o dichiarata, ma al contrario, sostanziale. Per ottenere questo è fondamentale che le forze in campo si predispongano ad un passo indietro il cui obiettivo non è quello di snaturarsi o di snaturare la propria identità quanto, piuttosto, quello di accogliere le evidenze e le caratteristiche altrui in un processo che è -prima ancora che di codifica- di riconoscibilità e riconoscimento reciproco. In tal senso e in tale direzione gli stessi interventi di Biagio Oppi -che, non casualmente, ha concentrato il proprio intervento sulla dimensione etica della comunicazione- e di Stefano Martello che, originando dalla Carta di Rieti, ha reso evidente il peso di una complessità che esige metodologie di intervento rinnovate e unitarie, sia pure nel rispetto delle singole caratterizzazioni di parte.
E’ questa, in ultima analisi, la sfida a cui tutti noi siamo chiamati, per poter parlare della resilienza non come elemento fortuito e casuale dovuto alla forza di una comunità, bensì come caratteristica connaturata negli usi e nelle consuetudini di quella stessa comunità.