Influencer marketing: i dati

Di Sara Negro

Un professionista capace di influenzare le dinamiche di acquisto da parte di clienti fidelizzati e potenziali.  La figura dell’influencer negli ultimi anni ha preso sempre più spazio nel mondo del marketing.

Nel contempo è importante sottolineare come questa professione liquida, esisteva già negli anni ‘90 del secolo scorso, sia pure con un altro titolo: quello del Testimonial . A differenza di quest’ultimo che doveva necessariamente vestire un abito pubblico, immediatamente riconoscibile, oggi gli influencer sono, per lo più, gente comune che è riuscita a stabilire una connessione con i propri pubblici facendo leva proprio su quella che potremmo definire la regola della somiglianza.

Ma su cosa si basa l’influencer marketing? Sul semplice meccanismo del passaparola e della fiducia che le persone pongono negli influencer, quasi quanto quella posta nei familiari o negli amici.

Talkwalker, intervistando un campione di marketer e professionisti digitali, ha fornito informazioni utili sul livello degli influencer che fanno marketing in tutto il mondo.

Alcuni dati: nel 65,8% dei casi l’influencer viene utilizzato per avere una maggiore visibilità del marchio e per il 16,9% per la generazione di lead, seguiti dalla ricerca di campagne più creative o dalla fidelizzazione dei clienti.

Il 71% dei professionisti dell’Influencer Marketing lavora con un massimo di 50 influencer. Un dato che dimostra come oggi la sfida più stimolante sia proprio quella di individuare gli influencer più efficaci. E sembra incredibile, ma per farlo, la maggior parte dei marketer esegue ancora manualmente il lavoro di ricerca, l’analisi dei dati e delle performance. Già da solo questo dato, apre un possibile scenario futuro rispetto all’eventuale automatizzazione dei processi di ricerca.

A quanto dicono i dati di onim, i canali principali per l’influencer marketing, Instagram si presenta con il 53,2% come più richiesto seguito dall’inossidabile Facebook, con il 18,5%, e da YouTube con il 5,1%, con competitor nuovi come TikTok.

Insomma, uno scenario d’azione le cui prospettive di crescita sono alte, come dimostra anche l’attenzione del mondo universitario con la nascita di una facoltà ad hoc. Ma anche uno scenario d’azione ancora troppo friabile, e ancora troppo bisognoso di regole di esercizio, modalità e obiettivi quantificabili e misurabili.