22 Gen La parola della settimana: SKILL MISMATCH
A cura di Alessia Selvatici
Perché disporre di un titolo e di un’educazione formale spesso non è sufficiente per trovare lavoro?
Con il termine “Skill Mismatch” intendiamo letteralmente “disallineamento delle competenze”. Corrisponde ad una discordanza tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle effettivamente possedute dai candidati. In un mercato del lavoro che cambia, che si adatta all’AI e a rivoluzioni sempre più veloci e instabili, questo fenomeno mitiga potenzialmente la nostra produttività.
Il mismatch può essere di due tipi.
Le persone possono essere over skilled, quando possiedono più competenze rispetto a quelle richieste. L’11% dei lavoratori italiani è over skilled. È possibile ricondurre questo fenomeno all’istruzione universitaria, che nonostante proponga continuamente nuovi corsi per stare al passo con questo mondo in continua espansione, non riesce comunque a offrire un’istruzione sufficiente per essere competitivi una volta laureati. Spesso sono quindi le aziende a formare i propri lavoratori, investendo su di loro e sulle potenzialità dell’individuo.
Al contrario invece, le persone sono under skilled, quando non possiedono sufficienti competenze per ricoprire la posizione lavorativa per cui sono in lizza. In Italia 6 lavoratori su 100 sono under skilled. Considerate che la media OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico con 37 paesi membri) è del 3,8%.
Quali sono le conseguenze?
- Riduzione della produttività e competitività delle imprese;
- “Fuga dei cervelli” verso settori e paesi più bendisposti e organizzati nei confronti della misurazione della competenza;
- Riduzione della soddisfazione lavorativa;
- Intenso turnover interno alle organizzazioni.
Secondo il report di Boston Consulting Group dal titolo “Fixing the Global Skills“, lo skill mismatch riguarderebbe in tutto il mondo 1,3 miliardi di persone. Un numero impressionante e in aumento, considerando che entro il 2030 la stima si attesta su 1,4 miliardi.
Un modo per superare questo gap tra le economie globali è investire in percorsi formativi individuali e prestare maggiore attenzione alle richieste del mercato conosciute, riconosciute e legittimate nei corsi di studio. Misurate per quelle che valgono, e non come accade oggi, per quello che potrebbero valere in un futuro più o meno lontano.