08 Nov Fare la differenza alla COP26
Dopo il G20, la COP26 solleva le tante questioni da negoziare per il futuro del nostro pianeta.
Alberto Fernández, Presidente dell’Argentina alla COP26. Foto di: Casa Rosada Condivisa sotto Creative Commons Attribution 2.5 Argentina license.
Di Asia Guerreschi
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (COP26) che quest’anno si è tenuta a Glasgow, sotto la Presidenza del Regno Unito, incorpora anche la conferenza della Parti del Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi. L’aspettativa era alta e, oltre all’impegno per obiettivi più ambiziosi da quelli stabiliti dalla COP21, è prevista anche una verifica sull’andamento degli impegni sottoscritti dall’ Accordo di Parigi.
L’elemento caratterizzante ha riguardato la presenza, accanto ai Capi di Stato, di istituzioni private e rappresentati del settore finanziario. Un tema su cui ci si è incentrati per verificare come la finanza pubblica e privata possano contribuire a mantenere (e ridurre) il riscaldamento globale sotto i 1.5 gradi. Gli accordi siglati più importanti riguardano la riduzione di metano entro il 2030 e la riduzione della deforestazione. l’Italia ha firmato lo stop ai sussidi per i combustibili fossili insieme ad oltre 20 altre nazioni.
Ridurre la produzione di metano è un obiettivo recentemente confermato, anche alla COP26, dal Presidente Statunitense Joe Biden con linee guida proposte dall’agenzia americana per l’ambiente (Environmental Protection Agency – EPA).
Ma non è tutto oro ciò che luccica, a margine dei lavori della COP26 sono molti i dubbi e scettiscismi da parte di scienziati e giovani che sostengono un ottimismo formale sorretto da una scarsa azione sostanziale. Tra questi Riccardo Valentini -uno degli autori dell’IPCC e dell’ultimo report pubblicato ad Agosto di quest’anno- che si domanda se la scienza verrà ascoltata e che ruolo giochi nel clima comunicativo generale.
C’è un altro motivo per cui la COP26 quest’anno è stata importante; nello specifico la discussione e negoziazione riguardo l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi che descrive le regole per il mercato internazionale delle emissioni di carbonio.
Vista la complessità dell’argomento e in particolare sulla gestione dei carbon credits è importante che le Nazioni arrivino ad un accordo condiviso, per immaginare un futuro, per salvaguardare un presente o, più prosaicamente, per evitare di commettere gli stessi errori del passato.