Social Warning: intervista a Fabio Croci

a cura di Giulia Armuzzi e Martina Bedeschi

Social Warning è un progetto del Movimento Etico Digitale, creato per sensibilizzare ragazzi e genitori, che promuove un uso consapevole della rete con attività di informazione e azioni etiche, portando la cultura digitale anche nelle scuole. Comm to Action ha deciso di intervistare Fabio Croci, esperto di comunicazione e culture dei nuovi media, co-fondatore dell’Associazione e formatore per passione.

1. Buongiorno Fabio, quali sono gli obiettivi del vostro progetto? In che cosa consiste per voi l’educazione digitale e in che modo  vi differenziate dalle procedure standard fino ad oggi utilizzate nelle scuole?

Buongiorno a tutti e grazie per avermi voluto come vostro ospite! L’obiettivo del progetto Social Warning è quello di diffondere l’educazione a un uso consapevole e responsabile del web e dei social media, dialogando con ragazze e ragazzi su rischi e opportunità del mondo digitale.

Penso che la differenza tra il nostro approccio educativo e quello “standard” sia riassumibile in due punti:

  • Noi formatori di Social Warning proveniamo da contesti anche molto diversi tra loro, ma ci accomuna la passione per il digitale. Viviamo ogni giorno il web e le piattaforme social e indaghiamo a fondo per conoscerle al meglio. Questo ci permette di avere un approccio più equilibrato: non parliamo solo dei rischi di queste piattaforme, ma anche delle loro opportunità, evitando di “demonizzarle” a prescindere.
  • Le nostre sessioni formative puntano a instaurare un dialogo vero e paritario con ragazze e ragazzi. Non puntiamo a “insegnare” nulla, ma a dare spunti di riflessione, e cerchiamo sempre di stabilire un’interazione con il nostro pubblico partendo dall’ascolto attivo.

2. Quali sono le vostre proposte per sensibilizzare i giovani sulle potenzialità e i rischi del web?
La nostra proposta è basata su un dialogo costruttivo con tutte le parti in causa: giovani, genitori, docenti, scuole, associazioni. È necessario che anche gli adulti si mettano in discussione e non abbiano paura di tornare a essere “alunni”, in modo da comprendere le dinamiche del web e dei social. Solo così potranno fornire un’educazione digitale vera.
Dal punto di vista dell’approccio educativo crediamo molto nel motto “responsabilizzare, non imporre”: cerchiamo di mostrare in modo equilibrato e non paternalistico le possibili conseguenze di comportamenti positivi e negativi sul web.

3. Nonostante tu sia un millenials percepisci comunque un gap generazionale quando interagisci con la generazione z?
Penso che l’accelerazione nei cambiamenti politici, sociali e tecnologici renda sempre più evidenti le differenze tra le generazioni anche solo a pochi anni di distanza. Pensiamo ai cambiamenti tecnologici che ci sono stati nel giro di un decennio: siamo passati da cellulari con lo schermo in bianco e nero a smartphone che ci tengono connessi con il mondo per 24 ore al giorno. Che impatto può avere una trasformazione del genere?
I giovanissimi di oggi hanno accesso fin da subito a una quantità sconfinata di informazioni, opinioni, stimoli: questo li rende più consapevoli, più protagonisti, ma anche più disorientati. È una generazione che a mio avviso ha un grande bisogno di sentirsi ascoltata, di essere coinvolta in qualcosa che possa avere effetti positivi e tangibili sul mondo intorno a noi.

4. Quali effetti ha avuto la pandemia sulle tematiche di vostro interesse?
La pandemia ci ha ricordato i motivi per cui ci siamo innamorati dei mezzi digitali in prima battuta: perché ci permettono di creare e mantenere connessioni. E così nel 2020 siamo rimasti in contatto con amici e parenti, anche durante il lockdown, grazie ai nostri smartphone, pc e tablet. D’altro canto ci siamo resi conto che la dimensione digitale non può sostituire del tutto quella “off-line” fatta di interazioni umane, e questo è sicuramente un fatto positivo. Purtroppo sono stati registrati anche aumenti di fenomeni come cyberbullismo, revenge porn, dipendenze da smartphone. Sicuramente per contrastarli è fondamentale portare avanti una corretta educazione digitale, che sia anche educazione all’affettività, alle relazioni, alla conoscenza di sé. È importante ora, e sarà forse ancora più importante quando inizieremo a uscire dalla pandemia.

5. Una info per i nostri lettori e le nostre lettrici, quali sono gli step per entrare nella vostra associazione?
I formatori volontari sono sempre i benvenuti nella nostra associazione. Non ci sono particolari requisiti, se non passione per il mondo digitale, senso critico, voglia di mettersi in discussione e di interagire con tante persone diverse tra loro.
Al link https://socialwarning.it/diventa-formatore/ troverete il form di contatto per richiedere di essere ammesse/i a far parte di Social Warning. Dopo averlo compilato, sarete contattate/i dai nostri responsabili dei formatori per un colloquio conoscitivo. Per qualsiasi informazione aggiuntiva potete contattarmi su Facebook, LinkedIn, Instagram, oppure mandarmi una mail.