16 Mag I minori sui social: tra rischi e opportunità
Di Ilaria Cirigliano
“Nativi digitali”, è questa la parola che definisce la generazione Z e definirà le generazioni successive, in quanto nate in concomitanza con l’affermarsi delle nuove tecnologie e di internet. “Stai sempre con il telefono in mano” oppure “alla tua età si andava a giocare in giardino” sono solo due esempi delle molteplici critiche che gli adulti muovono nei confronti dei giovani, rimproverati di spendere più tempo in camera assorbiti dai propri dispositivi che con gli amici all’aperto.
Senza dubbio la tecnologia dà la possibilità ai ragazzi di intrattenere relazioni con i propri coetanei: si pensi al periodo non lontano della pandemia quando i social erano l’unica soluzione per comunicare con gli amici. I social possono essere visti anche come organi di informazione in grado di incidere positivamente sull’apprendimento, se utilizzati con consapevolezza, ma allo stesso tempo di disinformazione se si considerano gli effetti del fenomeno conosciuto come “filter bubbles”(una forma di auto-isolamento responsabile della diffusione limitata e parziale di notizie, basata su ciò che “vorremmo sentirci dire”) così come dell’incapacità dei minori di discernere il vero dal falso.
Secondo il GDPR (General Data Protection Regulation), l’età minima per poter creare un profilo sui social deve essere compresa tra i 13 e i 16 anni, e il limite varia a seconda dei Paesi Europei. Nel nostro Paese, come dimostrano i dati raccolti dall’Università di Cassino riportati dalla testata il Sole 24 Ore (novembre 2022), circa l’88% degli Under 14 è presente sui social e solo 6 minori su 10 hanno un profilo privato, con impostazioni sulla privacy avanzate. In Francia, secondo un sondaggio pubblicato nel 2022 da Association Génération Numérique, circa il 58% delle persone fra gli 11 e i 12 anni ha almeno un account social, e recentemente è passata una proposta di legge che sposterebbe il limite di età a 15 anni.
L’applicazione che al momento sembra avere maggior successo in questa fascia d’età è proprio TikTok: nel 2020 è infatti giudicato il social con l’audience più giovane del mondo (solo negli ultimi tempi sta raggiungendo il pubblico adulto); seguito da Instagram, YouTube e Twitch, piattaforma di live streaming improntata soprattutto sulle dirette di videogiochi.
Non bisogna tralasciare il rischio che corrono i giovani presenti in rete: nel corso degli anni, sono state molte le vittime di cyberbullismo, body-shaming, pedopornografia e child grooming (anche conosciuto come “adescamento online”); è stato pertanto necessario introdurre forme legislative che vadano a tutelare i giovani, prevenendo il verificarsi di questi eventi. Per esempio, in Italia con la Legge 29 maggio 2017 n. 71 si presentano disposizioni per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo. A livello europeo è stata adottata una nuova strategia nel maggio 2022, nominata “BIK+” (“Better Internet for Kids”) in modo tale da creare un ambiente digitale idoneo all’età, sicuro, e nel rispetto di bambini e ragazzi. La Germania pare volersi affidare all’Intelligenza artificiale per la tutela dei minori online (si parla per esempio di software in grado di stimare l’età, come “Age Verification” e “Yoti”).
Sembra quindi che l’Europa stia pian piano prendendo coscienza delle problematiche che possono presentarsi con la presenza dei minori sui social network. Tuttavia, il mondo online è ancora insicuro per i giovani: secondo i dati UNESCO sono tra il 5% e il 21% i bambini e gli adolescenti vittime di cyberbullismo, percentuali che comunque non possono essere trascurate.
SITOGRAFIA:
https://www.insidemarketing.it/under-14-sui-social-dati-2022/
Limiti di età per l’accesso ai social su Cybersecurity 360
https://www.insidemarketing.it/glossario/definizione/filter-bubble/
https://www.generazioniconnesse.it/site/it/0000/00/00/adescamento-online-grooming/
https://www.insidemarketing.it/under-14-sui-social-dati-2022/#FootNota
https://www.unicef.it/diritti-bambini-italia/bullismo-cyberbullismo/sicurezza-in-rete/
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