Quantified Self: tracciare il proprio stile di vita è un’opportunità o un rischio?

Di Erika Brunaldi

Contapassi, contacalorie, app per monitorare la qualità del sonno: sono solo alcuni degli strumenti digitali che sono ormai entrati a far parte della nostra quotidianità. Ma forse non tutti sanno che tracciare le proprie attività quotidiane e monitorare il proprio stato di salute è diventato un vero e proprio fenomeno culturale che prende il nome di Quantified Self.
Questa espressione prende origine da un movimento fondato nel 2007 dagli americani Gary Wolf e Kevin Kelly, che hanno creato una vera e propria comunità di persone che si impegnano a raccogliere dati sulle proprie abitudini attraverso l’uso di questi device per poi partecipare a gruppi di confronto dove condividono le proprie esperienze. [1]
Quindi, quando si parla di Quantified Self, oggi si fa riferimento sia al fenomeno culturale dell’autotracciamento con la tecnologia, sia alle comunità di utenti che condividono l’interesse per la conoscenza di sé attraverso i numeri. [2]
La misurazione di alcuni parametri, come il battito cardiaco, non è cosa nuova: il cardiofrequenzimetro, inventato da un ingegnere irlandese per monitorare le prestazioni di una squadra di sci nordico, in ambito sportivo era utilizzato già negli anni Settanta del secolo scorso. [3] Ma nel corso degli anni, grazie allo sviluppo della tecnologia che ha reso i dispositivi di tracciamento molto più piccoli ed economici, l’autotracciamento è diventato un’attività alla portata di tutti.
Secondo i sostenitori dell’utilizzo di questi dispositivi, una misurazione più attenta di se stessi (calorie, passi, parametri fisici in generale) porta ad una maggiore consapevolezza riguardo le proprie abitudini, permettendo di modificare, quando necessario, il proprio stile di vita per raggiungere un migliore stato di benessere.
Allo stesso tempo, vi sono anche pareri negativi: l’utilizzo quotidiano di questi dispositivi può creare vere e proprie forme di dipendenza, tanto più che, in un’epoca in cui la condivisione delle proprie esperienze sui social network è diventata un must, si è portati a dimostrare sempre di avere ottenuto risultati migliori degli altri. [4]
Come in tutti gli ambiti, in medio stat virtus: ognuno di noi deve trovare il proprio equilibrio per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, senza farle diventare un’ossessione.

Fonte immagine: Adobe Stock

Sitografia:
[1] http://amsdottorato.unibo.it/9156/1/Tesi_DEF.pdf
[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Quantified_self
[3] https://www.guidaconsumatore.com/sport/cardiofrequenzimetro.html
[4] https://www.gazzetta.it/running/allenamento/10-07-2021/self-tracking-e-social-media-nel-running-i-pro-e-i-contro-81590.shtml?refresh_ce