11 Giu La selezione di Marco Talluri per Comm to Action #15
Questa settimana Marco Talluri ha selezionato per Comm to Action:
Le acque di balneazione in Italia
di Marco Talluri
Gli oltre seimila chilometri di mare che bagnano le coste del nostro Paese costituiscono un prezioso patrimonio naturale ma anche economico, costituendo una risorsa turistica fondamentale.
Per questo è essenziale il monitoraggio della qualità delle acque di balneazione, durante la stagione balneare (da maggio a settembre) che rappresenta anche un indicatore indiretto dell’efficacia dei sistemi fognari e di depurazione, che dovrebbero evitare l’afflusso in mare di reflui che possano incidere appunto sulla balneabilità delle acque marino costiere.
Il monitoraggio delle acque di balneazione
La normativa che regola le acque di balneazione deriva da una direttiva europea. Si tratta di una normativa di tipo sanitario, cioè tesa a limitare l’esposizione della popolazione al rischio di contrarre “malattie” derivanti dal contatto con l’acqua contaminata e/o dalla sua eventuale ingestione (o dall’inalazione dell’aerosol), anche per breve tempo.
Dato che le principali patologie associate alla balneazione (gastroenteriti, febbri respiratorie, ecc.) sono correlate a fenomeni di inquinamento fecale, cioè derivanti soprattutto da apporti di reflui urbani (acque di scarico, sia domestiche che industriali, provenienti da insediamenti urbani), per valutare se l’acqua è “contaminata” sono stati scelti solo 2 parametri microbiologici (Escherichia coli ed Enterococchi intestinali), indicatori della presenza di tali apporti fecali.
La normativa prevede che prima dell’inizio della stagione balneare le Regioni individuino le acque di balneazione (cioè tratti di costa per ciascuno dei quali è definito un punto di monitoraggio). Ogni anno i circa seimila chilometri di coste sono suddivise in circa quattromilacinquecento “acque di balneazione”. Per ciascuna di esse, almeno una volta al mese per tutta la durata della stagione, le Arpa/Appa effettuano campionamenti e analisi per tutelare i bagnanti (ad eccezione della Sicilia dove questa attività viene svolta dalle Aziende Sanitarie provinciali). Analogamente ciò avviene anche per le zone dei principali laghi italiani individuate come balneabili.
Complessivamente in una stagione balneare le agenzie ambientali effettuano oltre 24.000 campionamenti e altrettante analisi di laboratorio.
I campioni di acqua prelevati nelle diverse aree di balneazione sono trasferiti nei laboratori delle Agenzie, dove le relative analisi hanno una durata di 24-48h. Qualora si rilevino superamenti dei limiti ne viene data immediata comunicazione al sindaco competente per territorio al fine di adottare l’ordinanza di divieto (o di revoca quando si tratti invece di rientro nei limiti dopo un superamento). Con la normativa entrata in vigore nel 2010 il sindaco, nel caso di superamento dei limiti accertato dall’Arpa, non ha poteri discrezionali in materia, ma deve necessariamente emanare l’ordinanza di divieto di balneazione.
Per questo, alcune Agenzie hanno messo a punto un sistema di pubblicazione dei risultati delle analisi che, consultando automaticamente la relativa banca dati, ne effettua la pubblicazione sul Web. In questo modo si ha un sistema di informazione al pubblico, e ai media, quasi in tempo reale, comunque molto tempestivo, che contribuisce a evitare eventuali disguidi che non portino all’emanazione delle ordinanze di divieto di balneazione in presenza di superamenti dei limiti di legge. Il tutto, naturalmente a tutela della salute dei bagnanti.
Sui siti di tutte le agenzie ambientali che insistono sulle coste italiane sono disponibili i dati sempre aggiornati dei risultati dei controlli effettuati durante la stagione balneare (da maggio a settembre) che possono determinare gli eventuali divieti di balneazione da parte dei sindaci.
Alcune Agenzie mettono a disposizione dei cittadini anche delle apposite App, scaricabili gratuitamente, che possono essere usate su smartphone e tablet, che forniscono le stesse informazioni presenti sui siti Web, ma che sfruttano la possibilità data dal Gps presenti in tali apparecchi, per segnalare la situazione relativa alla zona in cui uno si trova.
La classificazione delle acque di balneazione
Alla fine di ogni stagione balneare, le Arpa predispongono dei rapporti di sintesi sui risultati del montaggio effettuato, elaborando i dati relativi agli ultimi quattro anni – come prevede la normativa – per proporre alla Regione la classificazione delle aree di balneazione secondo 4 classi di qualità: Eccellente, Buona, Sufficiente, Scarsa. La classe “scarsa” comporta l’eventuale adozione di un divieto permanente di balneazione per motivi igienico-sanitari, fino ad avvenuto risanamento.
Questa classificazione avviene sulla base di uno specifico algoritmo previsto dalla normativa che tiene conto degli andamenti statistici (90° o 95° percentile) dei dati di 4 anni, che determinano il giudizio di qualità (classificazione) delle acque di balneazione.
I dati sulla balneazione in Italia
I dati riepilogativi sulla classificazione delle acque di balneazione sono disponibili attraverso varie modalità, sia pure con tempistiche diverse:
• l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) mette a disposizione un quadro delle informazioni disponibili sulla balneazione in tutta Europa attraverso una mappa con i dati della classificazione delle acque di balneazione in Europa;
• Ispra, che fa parte del Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente, nell’Eco@atlante recentemente pubblicato, pubblica i dati sulla classificazione delle acque di balneazione più recenti disponibili;
• Ispra pubblica anche nell’Annuario dei dati ambientali anche i dati di dettaglio regionale, sulla cui base abbiamo predisposto le mappe ed i grafici interattivi che seguono.
Come possiamo vedere all’inizio della stagione balneare 2021 quasi l’89% delle acque di balneazione italiane erano classificate (sulla base dei monitoraggi effettuati fra il 2017 ed il 2020) nella classe di qualità più elevata, cioè “eccellente”.
Per quanto la situazione complessivamente sia molto buona, si registrano differenze significative fra le varie regioni, con Puglia, Sardegna e Toscana che hanno percentuali di acque di balneazione eccellenti superiori al 95%.
I dati resi disponibili dall’Annuario Ispra permettono anche di apprezzare l’andamento nel tempo (2013-2020) dei risultati dei monitoraggi effettuati annualmente che sembra in lento ma abbastanza continuo miglioramento. Nella mappa e nella tabella interattive finali i dati di dettaglio per tutte le regioni per verificare le singole situazioni.
di Marco Talluri
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