Siccità e possibili strategie di mitigazione: il caso del fiume Po

Di Luca Ferracuti

Siccità

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Il fiume Po, colonna portante delle risorse idriche italiane, è solo un esempio degli ingenti danni all’ambiente provocati dal cambiamento climatico. La siccità rischia di distruggere l’economia, l’ambiente e la salute umana. Tuttavia, non tutto è perduto: vi sono strategie di mitigazione che, se correttamente implementate, potranno ridurre l’impatto di questi fenomeni climatici.
Il cambiamento climatico ha innescato numerosi effetti che incidono ormai in maniera indifferente sulle zone rurali tanto quanto su quelle urbane. Una delle conseguenze più catastrofiche è senz’altro costituita dalla siccità, ovvero una mancanza di risorse idriche che provoca danni ai settori primari e ai sistemi di fornitura energetica. Attualmente, l’Italia sta affrontando uno dei peggiori casi di siccità mai avvenuti nelle regioni che circondano il fiume Po. Sono passati più di cento giorni dall’ultima pioggia, portando il fiume ad uno dei livelli più bassi mai registrati.

Fiume Po

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Il Po è il fiume più esteso del Paese, con una lunghezza di 652 km che attraversano un territorio prezioso, sede del 30% dell’intera attività agricola italiana. In queste aree, precisamente da Novara

fino al Cuneese, passando da Torino, si sono registrati dei valori di siccità definiti tipici di ambienti desertici. La causa di questo fenomeno è una diminuzione della quantità di pioggia prevista dell’80% nei mesi tra dicembre e febbraio, e una conseguente diminuzione del flusso d’acqua in alcuni tratti del fiume del 40%.

Il caso del Po è solo un esempio delle preoccupanti conseguenze della siccità, conseguenze che aumenteranno esponenzialmente nel corso degli anni a causa del cambiamento climatico. Vi sono tuttavia, strategie di mitigazione in grado di frenare o almeno rallentare tale fenomeno. In primo luogo, l’aumento della consapevolezza e della responsabilità in merito allo spreco d’acqua è fondamentale per far sì che sistemi di produzione su larga scala limitino il più possibile lo spreco dell’acqua utilizzata attraverso una gestione sostenibile delle risorse idriche. Tra le varie tecniche per ridurre gli sprechi, vi è l’aridocultura, tipo di agricoltura che non necessita dell’irrigazione, ideale per ambienti aridi e soggetti a stress idrico.

In secondo luogo, è fondamentale avere un’ottica di lungo termine perseguendo gli obiettivi prefissati dall’Agenda 2030. L’agenda impone infatti di garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti entro il

2030. L’Unione Europea già da tempo orienta i propri sforzi verso la salvaguardia delle risorse idriche. Tuttavia, dato un aumento del 30% del fabbisogno d’acqua entro 2030, con un incremento sulle pressioni idriche vi è l’urgenza di accelerare tale processo.

La salvaguardia dei territori che subiscono quotidianamente le conseguenze del cambiamento climatico è fondamentale, ma di centrale importanza è l’impegno e la mobilitazione internazionale per ridurre i fenomeni climatici che minacciano le infrastrutture, l’economia, la salute umana e l’ambiente.