09 Apr Welfare aziendale e Corporate Social Responsability: le migliori aziende italiane in cui lavorare nel 2021
A cura di Elena Carmazzi
Il mondo del lavoro ha dovuto riorganizzarsi e reinventarsi nell’anno della pandemia, focalizzandosi sulla sicurezza dei propri dipendenti e rivedendo l’intero welfare aziendale. Questa pratica porta molti benefici non solo ai singoli lavoratori ma di riflesso all’azienda stessa aumentando il cosi detto employer branding e migliorando le condizioni concrete di vita del proprio dipendente, in modo che possa dedicarsi al proprio lavoro con maggior concentrazione. Parallelamente si deve tenere conto delle (buone) pratiche di corporate social responsability che ogni azienda dovrebbe attuare; politiche ambientali e sociali, infatti, aiutano a migliorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti e al tempo stesso l’immagine e la reputazione dell’impresa, ottenendo notevoli risultati in termini di fidelizzazione e posizionamento sul mercato.
Quando si parla di benefici per i dipendenti non si può non citare il colosso di Mountain View Google con le sue mense gourmet, parrucchieri e medici interni, lavanderie, piste da bowling, palestre e piscine. Ma c’è di più; l’azienda creata da Larry Page e Sergey Brin, sin dal 2012 ha inserito nei contratti dei propri impiegati alcuni rivoluzionari “death benefits”, comprendenti anche il “mantenimento” della famiglia del deceduto per dieci anni dopo la morte. Al/alla vedovo/a, Google versa metà dello stipendio percepito dal partner al momento della scomparsa fino all’anno in cui avrebbe dovuto percepire la pensione, insieme ad alcuni “stock benefits”, donando 1000 dollari al mese agli eventuali figli della coppia fino al compimento dei 19 anni. In un’intervista per Forbes U.S l’allora Chief People Officer, Laszlo Bock, spiegò il motivo che ha portato alla nascita di questa pratica: “Una delle cose che abbiamo realizzato di recente è che uno dei fatti più duri e ineludibili della vita è che ad un certo punto la maggior parte di noi si troverà di fronte alla morte del proprio partner. Ed è un momento orribile e difficile; ogni volta come azienda cerchiamo di trovare il modo di aiutare il coniuge superstite del Googler defunto”.
Certo si deve tenere in considerazione l’azienda di cui stiamo parlando e le sue possibilità: il reddito medio dei dipendenti di Big G è di 140mila dollari con annessi bonus e stock option; la selezione dei nuovi candidati corrisponde a 1 ogni 130 candidati (per 2 milioni in tutto) e il suo margine si aggira intorno al 40%.
Anche in Italia, realtà più piccole si sono distinte nell’ultimo anno per welfare e corporate social responsability; come ha mostrato Great Place to Work – società di consulenza organizzativa in ambito risorse umane, specializzata nello studio e nell’analisi dell’ambiente lavorativo aziendale – che insieme a L’Economia del Corriere della Sera ha riportato la classifica delle migliori aziende italiane in cui lavorare nel 2021. Sono stati intervistati più di 53.000 dipendenti di 128 aziende diverse. Di seguito riportiamo la classifica delle prime 5 aziende italiane con più di 500 dipendenti:
Questa stessa classifica ci dimostra che quanto auspicato in questo testo è possibile e che, soprattutto, questi comportamenti impattano sulla reddittività e sulle potenzialità reputazionali dell’organizzazione.