Il rapporto tra Deforestazione e Consumi

a cura di Michelle Guzzo

La perdita massiva di boschi e foreste rappresenta  una delle tematiche ambientali più discusse degli ultimi anni. Nonostante il problema della deforestazione sia da tempo al centro dell’attenzione pubblica, spesso le cause di questo fenomeno vengono affrettatamente attribuite a eventi naturali spontanei e ad attività umane, eludendo una riflessione obiettiva sulle altre cause che pure la attraversano.

I chilometri che separano l’Europa dai paesi coinvolti in queste prassi, contribuiscono alla creazione di una sensazione di distacco e indifferenza, dove le responsabilità si nascondono dietro a una lontananza che sembra dissolvere il legame silenzioso tra i consumi delle popolazioni occidentali e le operazioni di disboscamento.

I paesi europei, infatti, sono responsabili del 10% della deforestazione globale; ciò è quanto emerge dallo studio “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” realizzato dal WWF nel 2020. Questo rapporto espone come i consumi dei cittadini occidentali siano in parte responsabili della deforestazione di molti paesi extraeuropei: scegliere cosa mettere nel carrello, cosa indossare e che stile di vita seguire, sono piccole decisioni dal grande impatto ambientale.

Lo stile di vita di ciascuno di noi, infatti, contribuisce per l’80% alla perdita delle foreste che sorgono a chilometri di distanza dal continente europeo, causando gravi danni all’ambiente. Molti prodotti dell’industria agro-alimentare che vengono importati in Europa e che consumiamo quotidianamente, come caffè e carne, concorrono alla deforestazione illegale, dal momento che, per ricavare terreni destinati alla coltivazione e all’allevamento di bestiame, le ampie superfici ricoperte da foreste vengono convertite a terreni agricoli.

Per lasciare spazio alle piantagioni di cacao, soia, caffè e altre colture, ogni giorno vengono abbattuti circa 68 mila alberi, ossia una quantità sufficiente a ricoprire la superficie di 50 campi da calcio. Tuttavia, a minacciare le foreste del nostro pianeta è soprattutto l’allevamento di bestiame, considerato una delle principali cause di deforestazione al mondo, e responsabile della perdita dell’80% della foresta pluviale amazzonica.

Oltre ad amplificare gli effetti negativi del cambiamento climatico, l’abbattimento delle foreste porta, infatti, ad un peggioramento della qualità dell’aria; una maggiore erosione del suolo; desertificazione e frequenti inondazioni. Le conseguenze, però, si estendono anche a livello sociale, coinvolgendo le popolazioni locali e i piccoli agricoltori, i quali spesso subiscono addirittura minacce e pressioni affinché vendano o affittino i propri terreni al governo e alle multinazionali.

Mentre il Parlamento Europeo si dichiara pronto a bloccare la circolazione dei prodotti di dubbia tracciabilità, la deforestazione procede a un ritmo incessante. I lunghi tempi burocratici necessari alla creazione di un quadro legale europeo in materia di deforestazione, smorzano la speranza di vedere dei cambiamenti nel breve periodo. L’unica soluzione, per il momento, sembra essere quella di intervenire come cittadini, cambiando le nostre abitudini, e quindi, comprando localmente o da aziende certificate, riducendo il consumo di carne e l’uso di pellame.