App Immuni: ci può controllare?

A cura di Sofia Davalle

Ormai da un anno, le nostre vite sono cambiate a causa del Covid-19. Nuove abitudini si sono insinuate nella nostra quotidianità: la mascherina sempre a portata di mano, o il distanziamento personale, le relazioni sempre più digitali. E ancora non sembra finita; il governo sta tutt’ora adottando provvedimenti per contenere la diffusione del virus, con limitazioni ai nostri spostamenti, e più in generale, chiedendo la collaborazione di tutti i cittadini.

In particolare, si è ribadito più volte l’importanza di dotarsi dell’ app Immuni per individuare in tempo reale i possibili contatti a rischio.

Sebbene l’applicazione garantisca il pieno rispetto dei diritti dei cittadini, sono ancora pochi gli utenti che l’hanno installata: si stima solo il 21%.

Un vero e proprio paradosso se si pensa al dato per cui le persone non hanno la stessa attenzione verso i propri dati e la propria privacy quando si tratta di utilizzare altri siti e piattaforme che spesso hanno utilità minore.

Tutte le volte che utilizziamo un’app, un sito o una piattaforma, cediamo parte dei nostri dati ai colossi della new economy, perdendone dunque il controllo.

Aziende come Google e Facebook, hanno costruito il proprio modello di business sulla possibilità di vendere dati, trasformando i dati in vero e proprio valore economico.

Per questo motivo, il web e i social media contengono una grandissima quantità di informazioni sulla nostra persona che noi stessi alimentiamo continuamente.

Il fatto che gli utenti siano disposti a cedere i loro dati ad aziende come Google, Facebook e WhatsApp, ma che non siano intenzionati a fare lo stesso con l’app Immuni, può sembrare un’ incoerenza, ma la realtà è che le nostre scelte non sono sempre razionali.

A causa di un fenomeno chiamato sconto temporale iperbolico, il valore che attribuiamo soggettivamente a qualcosa diminuisce in funzione del ritardo con cui ci aspettiamo di acquisirlo.

Questo può spingerci a scelte non ottimali, come quella di scaricare un’app che ci permetta di ottenere delle ricompense immediate (come ricevere like, commenti e visibilità) e a respingerne altre con funzionalità più utili, ma incapaci di offrirci benefici a breve termine.

Nonostante l’app Immuni possa essere molto utile, gli utenti non ne percepiscono l’efficacia proprio perché non ricevono nessun beneficio immediato.

Inoltre, si tratta di un’applicazione legata ad un contesto di forti sentimenti negativi come paura, rabbia, tristezza e ansia e questo contribuisce ulteriormente ad allontanare i potenziali utenti.

L’uomo non è una “macchina”, e non dispone di una capacità razionale assoluta. Le nostre scelte sono spesso emotive e irrazionali.

Forse però, è giunto il momento di sfruttare al massimo la nostra razionalità per operare delle scelte più consapevoli e mettere da parte il nostro ossessivo desiderio di gratificazione personale.

Il tutto in un’ottica di comunità, per superare questo momento non (solo) come singole persone ma come vera e propria comunità responsabile e consapevole.

Fonti: State of Mind, Vivere online. Identità, relazioni, conoscenza (libro di Luciano Paccagnella e Agnese Vellar), Il benessere digitale (libro di Marco Fasoli)