17 Apr La parola della settimana: rispetto
di Anna Luna Di Marzo
Rispetto: sentimento di deferenza e di stima nei confronti di una persona ritenuta degna (Garzanti, dizionario enciclopedico).
Il rispetto rappresenta uno dei punti cardine di una società che possa definirsi, quantomeno, civile. Ciò è valido anche all’interno della comunicazione? Il rispetto è un concetto sicuramente difficile da decodificare che, tuttavia, appare all’interno del processo comunicativo sotto svariate forme, assumendo ruoli differenti a seconda del contesto in cui si opera. Per poter comunicare in maniera efficace è necessario che tra due (o più) interlocutori vi sia un rapporto basato sul rispetto reciproco. Si tratta del cosiddetto “principio di reciprocità”, fondamentale non solo per innalzare la soglia di attenzione tra gli interlocutori, ma anche per rinforzare il patto implicito di fiducia che gli stessi stipulano nel momento in cui instaurano un processo comunicativo. Rispetto e fiducia vanno, dunque, di pari passo. Ma non si possono pretendere a priori, bisogna guadagnarseli.
Nell’epoca digitale è sempre più difficile riuscire a farsi comprendere realmente e profondamente. Questo perché i messaggi che si vogliono trasmettere si prestano a innumerevoli percezioni e fraintendimenti. Quanto sopra è risultato del fatto che la comunicazione digitale non permette di mettere in atto tutti quei segnali e gesti motori che si riescono a comunicare attraverso la comunicazione non verbale durante una conversazione che avviene di persona, e non dietro lo schermo di un computer. Per poter raggiungere una reale eguaglianza relazionale, il rispetto è fondamentale.
Nel contempo è importante considerare le criticità implicite nel tema stesso; mi riferisco ai cosiddetti “affabulatori” o “manipolatori da tastiera”, che tendono a fingere di prestare ascolto a ciò che si sta dicendo mentre, nello stesso tempo, pensano semplicemente ad altro. O che pongono in essere un rispetto formale mimetizzando in realtà secondi fini.
Quando si parla di sostenibilità sociale – intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per classi e genere -, non si può trascurare il ruolo del rispetto. Questo perché, quando si parla di sostenibilità sociale, non si può trascurare la dignità umana. Sotto quest’ottica il rispetto assolve alla propria funzione di garante d’equità funzionale a una sostenibilità sociale sorretta da obiettivi condivisi. Non casualmente, gli stessi che all’interno della comunicazione sono motore di propulsione per l’approdo a scopi e strategie resistenti all’usura del tempo. Fiducia, equità e obiettivi condivisi, dunque, non possono esistere se non sorretti e legittimati da un solido rapporto di rispetto.
In una società in cui i valori e gli obiettivi da raggiungere appaiono sempre più fragili e inconsistenti, è dunque fondamentale un passo indietro per rivalutare il metodo adottato, tenendo sempre a mente che il rispetto (interno ed esterno) rappresenta per il comunicatore ciò che il Santo Graal rappresentava per il professor Henry Jones sr: il compimento di una carriera e la definizione di un ruolo.