La parola della settimana: oggettività

di Anna Luna Di Marzo

Oggettività: l’essere oggettivo; imparzialità, obiettività (Garzanti, dizionario enciclopedico).

L’essere umano è per natura istintivo, portato a seguire le proprie emozioni, molto spesso irrazionali. Nell’ambito della comunicazione, vi è una norma intrinseca per far sì che chi comunica assolva al proprio compito nel modo più efficace possibile: fornire messaggi nella maniera più oggettiva possibile. Ma cosa vuol dire comunicare in maniera oggettiva? Significa essere imparziali e trasparenti nel fornire tutti i dati necessari nell’economia del rapporto di scambio tra il soggetto A e il soggetto B, e viceversa. È necessario esaminare i fatti con obiettività; essere in grado di sospendere il proprio giudizio e guardare le cose dall’alto, per ciò che sono, senza interpretazioni, senza innamorarsi della tematica trattata, rischiando di rimanere ammaliati da conclusioni emotive. Comunicare efficacemente, dunque, prevede oggettività.

Ma è realmente possibile essere oggettivi al 100%? L’ambito della comunicazione assume differenti sfumature, ed essendo spesso molteplici gli interlocutori, ci si ritrova a dover affrontare delle divergenze causate da interpretazioni differenti. Perché se è vero che è necessario attuare una sospensione di giudizio, è altrettanto vero che la maggior parte delle volte ciò non avviene, poiché siamo portati, per natura, a dare un’interpretazione soggettiva del mondo. Un esempio chiaro di comunicazione oggettiva in un momento di crisi è l’utilizzo di uno strumento pratico. In una situazione di crisi, come quella che sta vivendo l’Italia nelle ultime settimane, la Carta di Rieti  ha rappresentato uno strumento efficace per analizzare la situazione in maniera oggettiva, fornendo metodologie concrete. Bisogna, dunque, essere in grado di valutare i fatti, mettendo in campo il proprio spirito critico, il che non significa dare un’interpretazione soggettiva, bensì restare il più oggettivi possibili, svolgendo un approfondito lavoro di analisi. Ciò richiede un ingente sforzo etico ed una grande professionalità da parte dei comunicatori, ma è dovere di chi ha deciso di rivestire questo ruolo impegnarsi nel declinare messaggi e dati il più oggettivi possibili. A maggior ragione in una situazione come quella attuale in cui la diffusione di panico viene spesso originata da analisi, di volta in volta, poco esaustive o addirittura premature. Caratterizzate da un ventaglio interpretativo che non aggrega ma che al contrario angoscia.