19 Dic La ricerca vocale, tra tendenza generalizzata e scelte obbligate.
di Giulia Armuzzi
Dopo l’introduzione dell’ algoritmo BERT e la costante evoluzione degli assistenti artificiali, la ricerca vocale sarà la nuova tendenza per il 2020. Si prevede, infatti, che il 50% delle ricerche sul web saranno effettuate con la voce.
L’assistente vocale è apparso per la prima volta nel 2011 con Siri, creato da Apple, per poi diffondersi sempre di più nel corso di questi ultimi anni fino ad arrivare ai più innovativi Smart speaker.
Ma perché la voice search è così in espansione?
Innanzitutto, le numerose agevolazioni per l’utente derivanti dalla ricerca vocale, come la velocità, di accesso e di consultazione. Un gesto che diventa istintivo, non necessitando la digitazione sul dispositivo e senza dover tenere gli occhi fissi sullo schermo. Ma la caratteristica più affascinante rimane quella della naturalezza: le ricerche non sono più effettuate per keyword, ma tramite un linguaggio più fluido ed articolato, molto simile a quello che usiamo nella nostra quotidianità.
Conoscere questa nuova modalità di ricerca e gli impatti che porterà con sé diviene, così, strategico tanto per gli utenti quanto per gli addetti al marketing.
Per capire le nuove peculiarità è necessario fare riferimento alla Position Zero (o featured snipped), cioè la posizione privilegiata che Google offre ai contenuti migliori tra i risultati della ricerca effettuata. Con la ricerca tradizionale, infatti, compare una lista ordinata di risultati prescelti dal motore di ricerca, una vera e propria lista di opzioni tra cui l’utente può “scegliere”. È necessario sottolineare che la scelta risulta notevolmente condizionata, poiché, generalmente, si prendono in considerazione solo i primi risultati comparsi, al massimo quelli in fondo alla prima pagina, mentre in pochissimi si spingono nelle pagine successive alla prima.
Nelle ricerche vocali, la Position zero, al contrario, ricopre un ruolo ancora più centrale e notevolmente estremizzato, poiché l’utente riceve un unico risultato, il migliore secondo i parametri di Google. Per le aziende, di conseguenza, non è più necessario avere un buon posizionamento, perché l’unico risultato possibile risulta essere il primo posto: l’unico che d’altronde appare.
Questa condizione genera nell’utente una (non) scelta obbligata, in un’ottica in cui il motore di ricerca di turno sceglie ciò che è meglio per te, ciò che preferisci, in assenza di opzioni. Gli assistenti vocali stanno già condizionando notevolmente la nostra vita e in futuro si ipotizza che questo fenomeno si amplificherà notevolmente. Saremo, a quel punto, ancora in grado di scegliere o ci affideremo senza remore ad un assistente digitale che prenderà le decisioni al posto nostro?
E voi, siete disposti a concedergli la vostra fiducia?