Intervista al Mentor Stefano Martello

Esce oggi per i tipi di Elena Zanella editore Il Bugiardino. Le parole della comunicazione per il terzo settore, scritto dal mentor di Comm To Action Stefano Martello.

A cura di Giulia Armuzzi e Elisa Taiti

(ritratto illustrato di Roberto Battestini)

Stefano, da dove parte l’idea di questo libro?

Da lontano. Quando ero ragazzo, mia nonna Agata – a cui devo la passione per la parola letta – era solita regalarmi un dizionario, accanto ad un regalo più pop. Dopo un paio di anni (e un paio di tomi in libreria) le chiesi il perché e lei mi rispose che le parole cambiano, che il loro significato principale magari rimane lo stesso arricchito però da nuove sfumature. Da nuovi significanti. Che è opportuno conoscere. Credo che l’idea di questo libro nasca da qui, come ideale omaggio all’uso responsabile delle parole in un periodo in cui ne abbiamo un estremo bisogno.

 

Perché, secondo te, ne abbiamo bisogno e perché proprio il terzo settore?

Tra gli ambiti sociali, il terzo settore è quello che sta affrontando i maggiori cambiamenti identitari. Il profit è rimasto profit, magari ha affinato i propri strumenti di fronte a rinnovate metodologie di consumo ma il suo obiettivo è rimasto sostanzialmente lo stesso. Per il non profit è diverso. Nel corso di questi anni è uscito da un autoisolamento in cui si era volontariamente recluso per tutelare i propri tratti identitari ed ha iniziato a relazionarsi con ambiti un tempo lontani. Ha accettato in qualche modo i rischi di una contaminazione. Ma c’è chi considera questa scelta dissennata temendone gli effetti. Personalmente ritengo che questa scelta non sia solo utile ma anche obbligata e che il miglior modo per attuarla sia percorrerla con decenza e responsabilità. Verificando con obiettività intellettuale potenzialità e vulnerabilità e aprendosi in maniera non ideologica alle possibili relazioni. Per farlo e per farlo bene, è opportuno conoscere le grammatiche altrui e arricchire o confermare la propria.

 

Che ruolo ha o può avere la comunicazione in questo processo di crescita?

Fondamentale, a patto di non appiattirsi su aspettative irrealistiche o su di un modello attuativo sempre più veloce e inconsistente, trasmettendo la fatica e la complessità di un processo comunicativo, senza scorciatoie e con la necessaria nettezza. Implementando costantemente le competenze informali, importanti quante quelle formali. Allenando, sin dai banchi universitari, quella funzione di tessitore sociale di cui si parla molto ma che ancora si pratica poco. Vedo in giro troppi facili entusiasmi per strumenti e metodologie che magari dopo un anno sono già scomparse, sostituite da altre rutilanti novità su cui si esercita poco senso critico. E vedo – anche come mentor di Comm to Action – un interesse troppo sbilanciato per la dimensione social.

 

Non mi starai diventando un boomer luddista…

 Non cadere nel tranello della polarizzazione. O con me o contro di me. Essere luddisti oggi vuole dire essere semplicemente stupidi e fuori dal mondo. Tuttavia. La comunicazione, come sai benissimo, è una materia profondamente multidisciplinare e vantaggiosamente multicanale. Il nostro compito è quello di spiegare con esattezza i termini e le regole di ingaggio, proponendo ai nostri interlocutori lo strumento (gli strumenti) e la condotta più funzionale all’organizzazione. E non quella più desiderata. Ed è un compito difficile, soprattutto quando hai di fronte una persona che crede che la comunicazione sia trovare slogan accattivanti sotto la doccia o provocare reazioni quantitative sui social. Il rischio non è solo personale ma anche collettivo, in termini di reputazione e senso della nostra professione.

 

Perché uno studente o una studentessa dovrebbero leggere questo libro?

 All’inizio di questa avventura pensavo che il compito fosse più agevole, trattandosi di parole che pratico da decenni. Ma poi, man mano che procedevo, mi sono accorto che non era così. La scrittura si è trasformata in un momento di autoanalisi, a tratti doloroso e a tratti salvifico. Mi ha costretto a confrontare il dato teorico – puro e perfetto – con il dato pratico, un po’ più fangoso, confermando indirettamente la propria utilità, nonostante il libro non tratti alcun argomento nuovo. Forse è questo il motivo per cui si dovrebbe leggere il libro e non mi rivolgo solamente agli studenti o alle studentesse. Fermarsi un attimo, per ricordare ciò che magari si è smarrito nei meandri della routine professionale o per approfondire il significato di un processo o, ancora, per concedersi il giusto tempo di riflessione in merito ad un determinato argomento. Forse sarà la mezza età che incombe ma trovo che siano, tutti, motivi più che sufficienti ed anzi sostanziali per aprire queste pagine.

 

STEFANO MARTELLO, giornalista e comunicatore, si occupa di comunicazione integrata, con particolare attenzione ai temi della comunicazione per il terzo settore. Componente dei Gruppi di lavoro FERPI (Federazione Italiana Relazioni Pubbliche) sulla comunicazione ambientale e sul terzo settore, è mentor del Laboratorio di comunicazione Comm To Action di Bologna, coordinatore di Eco Media Academy e condirettore della collana New Fabric di Pacini Editore.

Tra i suoi ultimi lavori, “Libro bianco sulla comunicazione ambientale” (a cura di, 2020) e “Il processo negoziale per il Terzo settore” (2021) e “Volontariato aziendale multicanale. La guida essenziale per profit e non profit”(2021).