Cyberattivismo: sfide e opportunità della mobilitazione nell’era digitale

A cura di Elena Urbinati

Negli ultimi decenni, l’attivismo si è diversificato rispetto alle forme di mobilitazione tradizionali (cortei, scioperi, etc.) per approdare anche nelle piazze virtuali, che diventano luoghi generativi per lo scambio di informazioni e il coinvolgimento sociale. Questo fenomeno, conosciuto anche come cyberattivismo o social media activism, “utilizza Internet e i media digitali come piattaforme per la mobilitazione di massa e l’azione politica” (Fuentes, 2014).

Fonte: Modern Communication Society

La sua diffusione è stata accolta in modo tiepido da alcuni studiosi (Lewis, 2014), che hanno evidenziato come l’attivismo online possa fallire nel produrre un reale coinvolgimento né tantomeno uno slancio all’azione collettiva, rimanendo confinato alle piazze virtuali. Nondimeno, questo punto di vista vede l’attivismo come un modello immutabile, e non piuttosto come un fenomeno multicanale, dove dotazioni differenti possono risultare utili a diversificare i messaggi e perseguire obiettivi eterogenei.

Visto sotto questa lente, l’attivismo digitale può rappresentare un innesco e non un ostacolo all’impegno partecipativo. Per esempio, nel caso delle Primavere arabe è stato cruciale per costruire prima una rete di consenso, e poi come trampolino per organizzare in modo capillare le manifestazioni e gli scioperi di massa che hanno portato al crollo dei regimi autoritari in Libia, Tunisia ed Egitto.

Fonte: L’Espresso (2011)

In secondo luogo, l’attivismo digitale porta con sé anche la possibilità di costruire una partecipazione più inclusiva e democratica, aprendo il dialogo a tutti coloro che desiderano attirare l’attenzione su un problema sociale. Questa scelta è motivata da diversi fattori:

  • l’opportunità di coinvolgere ampie porzioni di utenti e di personalizzare i propri messaggi;
  • il minore impegno in termini di risorse (economiche e di tempo) che consente una comunicazione distribuita e asincrona;
  • l’impossibilità di prendere parte alle forme di attivismo offline.

Al contempo, l’incontro con la dimensione online influenza il lavoro dell’attivista in modo peculiare. All’esposizione costante della propria persona si accompagna infatti la continua richiesta di performatività: in particolare, per evitare di apparire incoerenti molti attivisti sono spinti ad esprimere un giudizio su ogni notizia, anche se non possiedono le competenze per parlarne. Inoltre, negli ambienti virtuali la personalizzazione della figura dell’attivista ha conseguenze negative sul piano della salute mentale, perché può portare allo sviluppo di un senso di ansia e colpevolizzazione legato alla proprie prestazioni.

Pertanto, per continuare ad essere uno strumento influente, l’attivismo digitale dovrebbe tenere conto di come le dinamiche di performance e personalizzazione modellano la presenza online degli attivisti, che sono esposti all’interno degli ambienti virtuali in prima persona. Parallelamente, dovrebbe sfruttare la possibilità di amplificare i messaggi e coinvolgere porzioni ampie di utenti per sostenere la visibilità dei problemi sociali e la sensibilizzazione capillare dei target orientata alla mobilitazione all’interno dei luoghi pubblici e di potere.

In mancanza di una bussola in grado di fornire dei punti di riferimento saldi, il futuro dell’attivismo digitale sembra orientato verso la multicanalità e la contaminazione tra la dimensione online e quella offline. Lo dimostra l’esperienza delle Primavere arabe: i social network possono essere canali attraverso i quali far convogliare idee di cambiamento, ma solo se queste vengono effettivamente tradotte in azioni concrete in grado di produrre un reale mutamento. Contemplando più canali, si può ottenere una comunicazione più personalizzata, che si adatta a una grande varietà di pubblici.

Riferimenti bibliografici e sitografici

  • Dainelli, A. (2020). “Il ruolo dei media nelle Primavere Arabe. Una riflessione 10 anni dopo”. MICS. Link
  • Facheris, I. (2023). Noi c’eravamo. Il senso di fare attivismo. Milano: Rizzoli.
  • Fuentes, Marcela A. (2014). Voce in “Politics and Political Systems”. Encyclopedia Britannica. Link
  • Lewis, K. et al. (2014). “The Structure of Online Activism”. Sociological Science, 1(1), pp. 1-9. DOI: http://dx.doi.org/10.15195/v1.a1.