La body positivity in risposta alla grassofobia è davvero la soluzione?

di Erika Brunaldi

Viviamo in un’epoca in cui l’immagine corporea è costantemente al centro dell’attenzione e dei commenti altrui. Con l’avvento di cinema e televisione prima, e dei social media qualche decennio dopo, il corpo – in particolare quello femminile – è stato posto sempre più sotto i riflettori, proponendo modelli estetici che rappresentavano la perfezione a cui ambire. Nonostante i canoni siano leggermente cambiati nel corso degli anni, quelli rappresentati dai media sono sempre stati corpi tendenzialmente magri, contribuendo a stigmatizzare i corpi grassi e ad alimentare la grassofobia, termine utilizzato per definire l’atteggiamento di ripulsione verso la grassezza e di discriminazione nei confronti delle persone grasse o considerate tali.
In realtà la grassofobia ha origini molto antiche, come spiega la sociologa americana Sabrina Strings nel suo libro Fatfobia: secondo l’autrice, le radici della grassofobia vanno ricercate già nelle teorie della razza a partire dal Rinascimento. Gli schiavi africani inviati nelle colonie oltreoceano per lavorare nelle piantagioni venivano scelti in base alla loro corporatura, in quanto quelli robusti avrebbero meglio retto le fatiche di un lavoro tanto stancante rispetto a persone esili. Così, oltre al colore della pelle, anche la stazza ha cominciato ad essere considerata un fattore discriminante per considerare alcuni gruppi di persone inferiori rispetto ad altri.
La cultura occidentale è dunque impregnata da quasi cinquecento anni dal pregiudizio verso i corpi grassi, tanto che i preconcetti verso questi corpi pervadono tutti gli ambiti. Gli stessi professionisti in ambito sanitario sfruttano il problema del peso per giustificare le patologie che colpiscono l’individuo: spesso, infatti, se una persona normopeso e una sovrappeso si recano dal medico per lo stesso problema, alla prima vengono prescritti degli esami di approfondimento, alla seconda spesso viene consigliato di dimagrire. Vediamo allora che la grassofobia non si limita al fat shaming (ovvero a commenti negativi o battute rivolte ai corpi grassi), ma porta con sé una serie di atteggiamenti discriminatori che coinvolgono tutta la vita sociale di queste persone: dalle compagnie aeree che fanno pagare due biglietti, alla necessità di ricorrere ad abbigliamento su misura perché oltre a una certa taglia è impossibile trovare vestiti nella maggior parte dei negozi.
In risposta a questo stigma sociale, negli anni ’60 del secolo scorso, con la nascita del femminismo si sviluppa anche il movimento della Fat Acceptance che rifiuta l’immagine della donna basata su vecchi standard patriarcali e cerca di sensibilizzare le persone sul ruolo della donna al di là del mero aspetto esteriore. Negli anni ’90 nasce poi il Body Positive Movement, fondato da due ragazze americane (Connie Sobczak ed Elizabeth Scott), con l’intento di trasmettere il messaggio che tutti i corpi sono validi e degni di rispetto, non solo quelli che rientrano in determinate taglie.
Con l’avvento dei social, i movimenti di body positivity e body acceptance hanno di certo ottenuto maggiore visibilità, grazie anche a diverse star del cinema e influencer che hanno divulgato video e messaggi contro la grassofobia e il body shaming. Ma è davvero questa la soluzione per superare lo stigma verso i corpi grassi? Non sarebbe meglio smettere di focalizzare l’attenzione, seppure usando termini diversi, sui corpi e spostare il discorso sull’essere umano in quanto tale? L’icona del femminismo, nonché pittrice surrealista messicana, Frida Kahlo afferma “se i nostri occhi vedessero le anime invece dei corpi, quanto sarebbe diversa la nostra idea di bellezza”: non è certo facile, in un’epoca in cui tutto sembra girare attorno all’apparenza, trovare gli spazi e i modi giusti per parlare di contenuto più che di forma, ma se vogliamo davvero sdoganarci dal pregiudizio culturale verso i corpi grassi, forse sarebbe questo il primo passo da fare.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Strings, Sabrina (2022) Fatfobia, Mar dei Sargassi Editore

https://www.treccani.it/vocabolario/neo-grassofobia_%28Neologismi%29/#:~:text=grassofobia%20s.%20f.%20Atteggiamento%20di%20ripulsa,persone%20grasse%20o%20considerate%20tali.

https://sullestradedelmondo.it/sei-grasso-paghi-due-biglietti/

https://fashion.thewom.it/fashion-culture/body-positivity-storia-movimento-corpi

 

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