La selezione di Marco Talluri per Comm To Action #4

Marco Talluri ha selezionato per Comm to Action:

Il biossido di azoto, un inquinante correlato con il trasporto, in Europa ed in Italia
Di Marco Talluri

Gli ossidi di azoto si formano durante qualsiasi combustione dove l’aria sia il comburente, in ragione della presenza di azoto e ossigeno. Nella miscela di reazione il monossido di azoto (NO) è prevalente ed è accompagnato da quote variabili di biossido di azoto (NO2). Quest’ultimo si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l’ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie. Le principali sorgenti di ossidi di azoto sono costituite dalle combustioni nel settore dei trasporti (in particolare dai motori diesel), negli impianti industriali, negli impianti di produzione di energia elettrica, di riscaldamento civile e di incenerimento dei rifiuti. Le sorgenti naturali di emissione sono i suoli, i vulcani e i fenomeni temporaleschi.

L’NO2 è tra i vari ossidi di azoto quello più importante da un punto di vista tossicologico. Tale composto possiede un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche giornaliere di NO2 e le consultazioni mediche, i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, la sintomatologia respiratoria nei bambini e l’incidenza di attacchi d’asma. È stata anche riscontrata un’associazione significativa tra le concentrazioni atmosferiche di NO2 e la mortalità giornaliera in varie città.

La forte incidenza del trasporto stradale come fonte principale del biossido di azoto è stata confermata anche dalle analisi effettuate nel corso del lockdown dello scorso anno, sia dalle rilevazioni satellitari del programma europeo Copernicus, sia dalle rilevazioni effettuate da parte delle agenzie ambientali.

L’indicatore relativo alla media annuale esprime l’esposizione media della popolazione sul lungo periodo a questo inquinante. Non a caso si tratta di un indicatore per il quale è presente un limite stabilito a livello europeo e nazionale da non superare (40 microgrammi / metro cubo) ed un valore raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) da non superare per tutelare la salute umana.

Le Linee Guida OMS del 2005 prevedevano un valore per questo indicatore analogo a quanto previsto dalla normativa UE e nazionale, ma in occasione della recente presentazione delle nuove linee guida, proprio per l’indicatore media annuale NO2 si è avuta una forte riduzione, alla luce delle evidenze scientifiche più recenti, portandolo a 10 microgrammi per metro cubo.

Il limite di legge viene rispettato sostanzialmente in tutti i paesi dell’Unione Europea  – infatti nel 2020 sono state superati come media annua i 40 microgrammi per metro cubo solamente in 33 stazioni di monitoraggio (13 delle quali in Italia).

Se invece andiamo a verificare la situazione per quanto riguarda il rispetto dei valori indicati dall’OMS, in particolare per quelli particolarmente ridotti formulati nel settembre 2021, vediamo che la situazione è molto diversa. Per quanto riguarda i paesi dell’Unione Europea, la forte riduzione da 40 a 10 microgrammi indicata quest’anno dall’OMS fa sì che il numero di stazioni che hanno registrato un valore inferiore sia limitato a solo 726 stazioni di monitoraggio (poco più di un quarto del totale).

Fra i cinque più grandi paesi dell’Unione (Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna) quello che si colloca in una posizione peggiore è la Germania, seguita dall’Italia; fra questi paesi quello messo meglio è la Spagna che registra il 43% di stazioni con una media annua inferiore a 10 microgrammi.

Nel tempo (2001-2020) si è senz’altro verificato un miglioramento della situazione, che ha portato nei paesi dell’Unione Europea ad un generalizzato rispetto del limite stabilito, che all’inizio del periodo considerato non veniva rispettato nel 19% delle stazioni di monitoraggio. Delle 35 stazioni di monitoraggio dei Paesi UE che la media annua di 40 microgrammi per metro cubo, 13 sono in Italia (in paese della UE con un maggior numero di stazioni con una media annua non conforme ai limiti di legge).

Quasi ovunque in Europa la maggior parte delle stazioni di monitoraggio registra una media annua che si colloca fra il valore raccomandato dall’OMS (LG 2021) ed il limite di legge. Sotto i 10 microgrammi – con una piena tutela quindi della salute umana – sono il 43% delle stazioni spagnole, il 31% di quelle francesi ed i 20% di quelle italiane, con una media dei paesi UE del 26%. In questo caso la Germania si posiziona in una situazione più negativa rispetto agli altri grandi paesi occidentali ed addirittura peggio della Polonia e della media dei paesi europei non facenti parte attualmente dell’Unione.

Nelle mappe e nelle tabelle pubblicate in Ambientenonsolo è possibile vedere i dati 2020 relativi a tutte le stazioni di monitoraggio in Europa, per il biossido di azoto e l’andamento in tutte le nazioni europee fra il 2001 ed il 2020.

Marco Talluri