L’IPCC: cos’è e come ha cambiato la percezione dei cambiamenti climatici

Di Cristian Colubriale

Nel 1988, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente hanno istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, meglio noto come IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Lo scopo era quello di offrire una visione chiara e scientifica sullo stato dei cambiamenti climatici e sui potenziali impatti ambientali e socio-economici.

A distanza di più di trent’anni, è d’obbligo sapere di che cosa si tratti, chiedendosi cosa sia stato fatto per divulgare gli studi scientifici per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e quali siano stati i risultati di questa iniziativa. Ma anche per rispondere al quesito per cui, a distanza di 33 anni, la situazione climatica sia addirittura peggiorata rispetto al passato.

L’IPCC esamina le informazioni scientifiche più recenti prodotte a livello globale, congiuntamente con le valutazioni socio-economiche, fornendo una valutazione obiettiva, basata sui dati e sulle ricerche più recenti, attraverso la redazione di Rapporti di Valutazione periodici.

I Rapporti di Valutazione sono alla base di accordi mondiali di estrema rilevanza per la lotta al cambiamento climatico, quali la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto. Proprio grazie all’impegno nel diffondere conoscenza e consapevolezza sui cambiamenti climatici, nel 2007 l’organizzazione ha vinto il Premio Nobel per la pace.

Recentemente, però, gli effetti dei cambiamenti climatici si sono inaspriti e sono sempre più gravi le conseguenze per gli ecosistemi, per l’ambiente e per ogni ambito della vita umana: la crisi climatica è alla base di quella sanitaria, di quella migratoria e di quella economica, e, di questo passo, i prossimi anni appaiono ancora più difficili.

In conclusione, i risultati ottenuti dall’IPCC a livello globale sono innegabili, soprattutto per quanto riguarda la credibilità degli stessi rispetto alla crescente sensibilità diffusa sul tema dei cambiamenti climatici. Tuttavia, se la comunicazione ambientale si avvale fortemente dei Rapporti di Valutazione prodotti, lo stesso non si può dire delle politiche nazionali e internazionali: gli allarmi lanciati dall’IPCC e da tutta la comunità scientifica rimangono spesso inascoltati, lasciando così scienziati e ricercatori soli di fronte ad una crisi climatica sempre più preoccupante.