Lavoro nel post-pandemia: per il 54% delle imprese è ancora smart

A cura di Elena Carmazzi

Con il «Quick survey Smart working 2.0» Fondirigenti ha deciso di analizzare il potenziale incremento nell’adozione delle nuove modalità di lavoro, focalizzandosi nella valutazione sia dei benefici sia degli aspetti critici che le aziende stanno gestendo in questo delicato periodo storico. L’approccio dimostrato da tante aziende è quello di implementare una strategia in grado di strutturare lo smart working in modo permanente, ottimizzando i vantaggi e gestendo i rischi associati. Il 54% delle aziende si dice pronto a continuare ad utilizzare lo smart working anche a seguito dell’emergenza sanitaria e, a regime, la settimana ideale disegnata dai manager rispondenti sarà metà in presenza e metà a distanza. Il 13% lo adottava già prima del Covd-19, il  42% invece ha utilizzato lo smart working solo per fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria, mentre solo il 4% non lo ha ancora attivato.

Lo smart working interesserà in prevalenza il mondo dei servizi, ma anche la manifattura, con l’eccezione delle filiere produttive dove è indispensabile l’impiego in presenza (ad esempio i settori alimentare, trasporti ed energia). Tomaso Trussardi, presidente della casa di moda Trussardinella puntata ‘4 chiacchere con Tomaso Trussardi/Marzo 2021’ di Marco Montemagno racconta della completa ristrutturazione dell’ufficio principale di Trussardi a Milano pensato per accogliere solo il 70% dei dipendenti. Questo perché si prevede che il restante 30%, a rotazione, lavori in smart working. Nel podcast, Trussardi racconta anche come la pandemia abbia cambiato la sua visione della gestione del lavoro, ammettendo che prima del lockdown non avrebbe accettato che un manager della sua azienda lavorasse 4 giorni da casa.

Dalla survey di Fondirigenti emerge che rispetto a 11 mesi fa l’attivazione di corsi sullo smart working è aumentata del 70%.  Grazie anche alla formazione, la readiness delle aziende ad affrontare lo smart working è salita al 56% (+ 16 % rispetto a 11 mesi fa) e questo dimostra quanto la formazione manageriale rivesta un ruolo importante per la competitività e la capacità delle imprese di adattarsi ai nuovi scenari che il mercato impone. Il focus è stato rivolto anche alla questione del ruolo (fondamentale) dei manager nella gestione degli aspetti positivi o potenzialmente critici dello smart working. Tra i principali vantaggi è emerso l’incremento dell’ employee satisfaction motivato dal grande valore associato al work life balance, alla produttività individuale e al livello di concentrazione.

Gli aspetti più complessi da gestire sono stati riscontrati nell’assenza di rapporti sociali e nella mancanza di interazioni di gruppo, considerate fondamentali per individuare soluzioni creative. Bisognerà aspettare che il processo di transizione giunga al termine per vedere trasformarsi quello che in molti casi ora come ora è più vicino al telelavoro che a vero e proprio smart working.