10 Feb La scomparsa dei coralli
a cura di Michelle Guzzo
La deforestazione, le alluvioni, l’aumento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacciai, sono solo alcune delle conseguenze dovute alla grave crisi climatica che affligge il nostro pianeta. Alcuni degli effetti più preoccupanti però, riguardano l’ambiente marino che ora si trova ad affrontare una crisi nascosta e silenziosa, ma non per questo meno importante.
I danni causati dall’antropizzazione e i conseguenti cambi climatici, minacciano l’esistenza di numerose specie acquatiche, tra cui i coralli. Questi organismi estremamente complessi – spesso considerati come piante – sono a tutti gli effetti degli animali costituiti da migliaia di piccoli polipi, e contribuiscono alla creazione degli habitat marini, favorendo la sopravvivenza di molte specie, compresa quella umana. Per formare il loro scheletro, infatti, assorbono grandi quantità di anidride carbonica e la trasformano in carbonato di calcio, liberando l’atmosfera da un’eccessiva concentrazione di CO2.
Uno studio condotto presso il Centre of Excellence for Coral Reef Studies afferma che, negli ultimi trent’anni, la metà dei coralli di tutto il mondo è andata perduta. Tra le principali cause vi sono la pesca intensiva, il turismo di massa, l’inquinamento, ma soprattutto il riscaldamento globale, che provoca l’innalzamento della temperatura degli oceani.
In caso di stress ambientale, i coralli espellono infatti dai propri tessuti le minuscole alghe unicellulari che ne caratterizzano il colore tipico e che forniscono al corallo stesso gran parte delle risorse energetiche di cui ha bisogno per sopravvivere, smarrendo così la propria fonte di nutrimento e assumendo una colorazione bianca. Questo fenomeno, che prende il nome di sbiancamento, si intensifica quando lo stress è prolungato, portando alla morte del corallo. Il primo caso è stato registrato nel 1998 presso la Grande barriera corallina australiana, a seguito di una grande ondata di calore che superò i 50°C.
La perdita delle barriere coralline non rappresenta un problema solamente per la flora e la fauna marina, ma interessa direttamente anche la sopravvivenza della vita umana. Per esempio, molte comunità ricavano la principale fonte di reddito proprio dai posti di lavoro offerti dal turismo e dai servizi che riguardano le attività subacquee, ma soprattutto sono protette dalle forti burrasche grazie al drenaggio da parte delle colonie di coralli presenti sui fondali.
Le numerose iniziative volte alla ricostruzione dei tratti degradati delle barriere coralline- per quanto rappresentino un buon punto di partenza- non sono sufficienti a contrastare una perdita così considerevole. È necessario, dunque, intervenire in un ottica di salvaguardia preventiva, piuttosto che di semplice tamponamento, cambiando le politiche energetiche e agevolando un turismo più consapevole e rispettoso dell’ambiente.