C’è del green in Danimarca: entro il 2050, la Danimarca non dipenderà più da gas e petrolio

a cura di Michelle Guzzo

Il Parlamento Danese ha deciso di bloccare la concessione delle licenze per l’estrazione di gas e petrolio, per affidarsi totalmente all’utilizzo di fonti rinnovabili entro il 2050. Questa scelta, considerata una delle misure più drastiche mai approvate da un paese produttore di “oro nero”, rappresenta una vera e propria sfida per l’economia danese, fortemente incentrata fin dal 1972 sull’estrazione del greggio.

Da quasi cinquant’anni, infatti, il paese scandinavo è noto per essere il principale produttore di idrocarburi dell’Unione Europea, grazie alle perforazioni nella parte danese del Mare del Nord. L’eliminazione dei combustibili fossili costituisce un cambiamento decisivo non solo per la Danimarca, ma anche per gli altri paesi della penisola scandinava, che presto si troveranno davanti alla necessità di rivedere le proprie strategie.

Tuttavia, non mancano i dubbi e le preoccupazioni anche per tutti quei Paesi Europei che sfruttano le risorse di quell’area e per quelle compagnie petrolifere che non potranno più beneficiare degli investimenti già preventivati, e che ora attendono di essere risarcite.

La risolutezza del governo danese nei confronti della transizione ecologica, emerge prepotente nel momento in cui osserviamo come il paese abbia già stabilito lo stanziamento di fondi per garantire ai lavoratori impiegati nell’industria petrolifera, la possibilità di una riqualificazione professionale.

Passare all’uso esclusivo di energie rinnovabili significherebbe anche contrastare l’aumento della concentrazione dei gas serra. Secondo alcune stime, infatti, la rimozione totale dei combustibili fossili dal sistema energetico danese porterebbe a una riduzione dell’80% delle emissioni di gas serra in Danimarca, rispetto al 1990.

Il Ministro per il Clima, Dan Joergensen, spera così che la decisione di bloccare l’estrazione di petrolio possa spingere altri paesi ad adottare misure simili. Anche Helene Hagel – esperta di Greenpeace – ha dichiarato che la Danimarca, pur essendo un piccolo paese, ha il potenziale per aprire la strada alla transizione verso l’energia verde e rinnovabile.

Nonostante ciò, la decisione presa dal Parlamento sta già sollevando alcune critiche, come quelle riguardo le tempistiche preventivate per adottare il nuovo modello sostenibile. La stessa Greta Thunberg, attraverso un testo tweet, ha espresso il suo dissenso nei confronti di una transizione così troppo proiettata nel futuro.

Agire tempestivamente per contenere i danni ambientali è sicuramente importante, ma è altrettanto fondamentale avere il tempo necessario per elaborare un piano di transizione corretto e preciso, che possa risolvere il problema in maniera efficace, senza innescarne altri e in una logica di equilibrio tra le diverse istanze economiche, produttive, sociali e finanziarie.