La svolta green inglese

a cura di Michelle Guzzo

A partire dal 2030, nel Regno Unito non potranno più circolare auto a benzina e a diesel. È questa la decisione del Primo Ministro inglese Boris Johnson, che ha scelto di anticipare l’adozione di uno dei provvedimenti previsti dalla Green Industrial Revolution per il cambiamento climatico.

Solo un anno fa, durante il Summit ONU sul clima, venne individuato il 2050 come primo anno a zero emissioni; l’Inghilterra però, sembra decisa ad anticipare questo obiettivo, attraverso il bando delle automobili diesel e a benzina, a favore di auto elettriche.

Tuttavia, l’intento di accelerare la transizione sta suscitando polemiche e preoccupazioni da parte dei lavoratori del mondo dell’industria e dei servizi dell’automotive.

Se da una parte, infatti, si ritiene che tale scelta possa stimolare la nascita di nuovi posti di lavoro, dall’altra c’è l’attuale difficoltà del settore automobilistico, che dovrà affrontare ingenti spese per liberarsi delle auto tradizionali e sostituirle con quelle elettriche. Il fattore economico rappresenta anche la principale motivazione per cui molti cittadini inglesi si sono detti contrari all’acquisto di questa nuova tipologia di automobili. Oltre a questo, anche la scarsa presenza dei punti di ricarica, la ridotta autonomia degli attuali modelli e il timore che gli stessi siano inutili in caso di lunghi viaggi.

La sfida, dunque, si concentra oggi sulle infrastrutture per consentire un approvvigionamento energetico a livello domestico. La popolazione britannica ha già iniziato a cercare soluzioni utili, ad esempio tramite l’installazione di pannelli solari sui tetti degli edifici per produrre energia sfruttando la luce del sole.

Gli inglesi più entusiasti d’altra parte sottolineano come l’uso di veicoli elettrici non comporti solo vantaggi di tipo ambientale, ma anche alla possibilità di effettuare ricariche a prezzi ridotti, oltre la possibilità di entrare nelle zone a bassa emissione.

Ora non resta che interrogarsi- ed è questa la sfida più onerosa- se le città del Regno Unito siano in grado di affrontare la conseguente sfida infrastrutturale che dovrà coinvolgerà l’intero tessuto urbano delle città andando a cambiare il volto delle stesse.

L’alternativa a questa sfida che è al contempo urbanistica e sociale rimane quella del proclama, semplice e accattivante e nel contempo un po’ adolescenziale. Poco utile, dunque, non solo ai cittadini inglesi ma anche a tutti coloro che credono nella necessità di un cambiamento sostanziale, duraturo e concretamente realizzabile.