La parola della settimana: empatia

di Anna Luna Di Marzo

Empatia: capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo (Garzanti, dizionario enciclopedico).

Empatia, più comunemente conosciuta come l’”effetto specchio” delle emozioni. Quante volte nella nostra vita abbiamo desiderato metterci nei panni del nostro interlocutore per comprendere realmente ciò che diceva, ma, soprattutto, le emozioni che si celavano dietro alle sue parole L’empatia è un’attitudine fondamentale nell’economia di un processo comunicativo. E’ parte integrante del nostro essere, così come certificato dagli studi del biologo Frans de Waal, identificato nel 2007 dalla rivista Time una delle personalità più influenti al mondo. E’ stato lui infatti a spiegare come l’empatia sia connaturata al nostro DNA, identificando in essa non solo uno strumento cognitivo, ma anche relazionale. Ascoltare attivamente e con attenzione i bisogni del proprio pubblico è alla base dell’empatia. Un ascolto di tipo empatico permette di creare e consolidare un rapporto di fiducia tra due (o più) interlocutori, garantendo la tenuta relazionale nel tempo. Ma è sempre positivo essere in grado di praticare l’empatia?

Se da una parte riuscire a calarsi nelle emozioni di chi parla è fondamentale per poter costruire una comunicazione paritaria e basata sulla fiducia e la comprensione, dall’altra, però, l’empatia può costituire un ostacolo nella vita di tutti i giorni. Questo perché l’essere “troppo empatici” può diventare un problema nella gestione di un sovraccarico di emozioni, dovuto ad un’immedesimazione nell’altro fin troppo profonda. Sovrapponendosi con modalità invasive sull’obiettività, che rappresenta un ulteriore elemento di decodifica nella trasmissione dei messaggi all’interno del processo comunicativo. La soluzione, come al solito accade, richiede del mezzo.

E’ dunque importante ascoltare le esigenze e i bisogni dei propri pubblici, entrando in connessione e utilizzando l’empatia come attitudine, con lo scopo di lavorare in maniera sempre più vicina a chi legge o ascolta. Allo stesso tempo, però, non bisogna dimenticarsi di rimanere saldi e concentrati sul lavoro che si sta svolgendo, per non rischiare di cadere nell’esposizione/attuazione di interpretazioni soggettive, dovute ad un innamoramento nei confronti di ciò che si apprende e si pratica. Ricordando sempre che, pur lontana dalla tecnica l’empatia può essere allenata, implementata e, in qualche modo, falsata. Accade nel momento in cui facciamo finta di ascoltare, con registri raffinatissimi e nel contempo semplici da smascherare. Con ripercussioni ed effetti che riflettono in pieno l’attenzione e la concentrazione che un comunicatore deve dare a tale attitudine in ogni momento della sua quotidianità professionale.