Empatia, la possiamo allenare?

di Stefano Ricci

L’empatia è “l’atto attraverso cui ci rendiamo conto che un altro, un’altra, è soggetto di esperienza come lo siamo noi” (Boella, 2006), affermando, di fatto, un mondo di pluralità fatto di sentimenti ed emozioni, atti volitivi e cognitivi. Ma al pari di altre attitudini, come la creatività e l’immaginazione, se non le teniamo allenate finiscono per appassire progressivamente fino a diventare residuali all’interno del nostro sistema relazionale.

In tal senso, negli ultimi decenni sono sempre di più gli studi e le ricerche che illuminano questi fenomeni, indagando le modalità di riattivazione dell’empatia, fondamentale tanto per la vita professionale quanto per quella privata. Ad esempio, il filosofo e studioso di empatia Roman Krznaric ha individuato una serie di abitudini che, se correttamente implementate nel nostro quotidiano, ci permettono di riattivare e/o potenziare la nostra capacità empatica.

Prima tra tutte, metterci consapevolmente nei panni degli altri. Consiglio trito e ritrito, ma con un focus aggiuntivo: la consapevolezza. Ciò che fa la differenza in questo caso sono la volontarietà e l’impegno attivo in quest’atto di immedesimazione. Abituarci, quindi, a calarci nei panni delle persone con cui interagiamo, siano esse amiche, nemiche, simpatiche, antipatiche. Ma per non limitarci a coloro che già conosciamo, ecco la seconda abitudine: immedesimarsi negli sconosciuti. Negli individui che incontriamo di rado, con i quali il livello di empatia è presumibilmente più basso. Altrettanto utile, per lo stesso fine, è viaggiare e conoscere culture completamente diverse dalla nostra. E per evitare che, in questo caso, la scusa sia “non ho tempo/soldi per viaggiare”, possiamo (e dobbiamo) viaggiare anche restando sulla nostra poltrona. La terza abitudine è, dunque, quella di leggere libri e guardare film. Infatti, oltre che per espandere le nostre conoscenze nozionistiche, i libri (ed i film) ci permettono di intraprendere esperienze che, altrimenti, mai avremmo potuto vivere. Regalandoci l’opportunità unica di allenare la nostra empatia comodamente da casa nostra.

Insomma, l’empatia è tutt’altro che una dote in possesso di pochi. È innata in tutti noi. L’unica differenza tra gli individui è il grado di allenamento mantenuto nel tempo, o la volontà di risvegliare questa capacità, se addormentata. Ed è ormai ampiamente riconosciuto, da chi la studia e chi la pratica, che l’empatia sia un valore chiave in ogni contesto sociale. Una competenza che, proprio per questo motivo, ci auguriamo venga coltivata sempre di più, non solo negli ambienti lavorativi, ma anche in quelli della prima formazione scolastica.

 

 

Fonti:

Boella, L., Sentire l’altro. Conoscere e praticare l’empatia, Raffaello Cortina Editore, 2006.

Covey, S. R., Libera il leader in te, FranklinCovey Education, MyLife, 2019.

Galli Zugaro, E., Galli Zugaro, C., La leadership comunicativa, Giunti O.S. Psychometrics, 2017.

Krznaric, R., Empathy: Why It Matters, and How to Get It, Penguin Random House, 2015.

Martello, S., Zigari, S., L’accoglienza dei volontari nel Terzo Settore, Cesvot, I Quaderni, n54, 2011.