Il metodo EMMA per una comunicazione efficace.

di Stefano Ricci

Parole perfette, contenuti impattanti; il raggiungimento dei nostri obiettivi comunicativi. Spesso siamo talmente presi da questi “dettagli” che ci dimentichiamo della parte più importante: conosciamo davvero i nostri pubblici? Poter rispondere in maniera affermativa a questa domanda facilita tutto il processo comunicativo che ne segue.

A questo punto, dobbiamo capire come aumentare il grado di conoscenza nei confronti dei nostri interlocutori; in tal senso il metodo EMMA, acronimo coniato da Heinz Goldmann, che ci fornisce una guida articolata in quattro step fondamentali.

Empatia. Come abbiamo già imparato dal testo “Ascolto attivo ed empatia”, questo è il primo passo per immedesimarci nell’altro. Saperci mettere nei panni del nostro pubblico e ragionare con i suoi stessi schemi mentali è fondamentale per comprenderne lo stato d’animo ed indicarci la leva comunicativa più opportuna. Se sia meglio essere emozionali o razionali, se andare dritti al punto o concedersi qualche chiacchiera.

Motivazione. Mentre siamo in relazione con il nostro pubblico, è importante focalizzarsi in particolare su cosa muova e sottenda le sue azioni. Ad esempio, interagisce con noi perché vuole imparare qualcosa di nuovo o perché cerca un guadagno immediato? Questo ci aiuta a capire cosa sia davvero rilevante per il pubblico, evitandoci di confonderlo con ciò che, invece, è rilevante solo per noi.

Mentalità. Se capire le motivazioni ci salva dall’essere noiosi ed irrilevanti, conoscere la mentalità ci salva dall’essere inappropriati. Sapere a che categorie appartengono le persone (sapere se sono giovani o vecchi, qual è il loro ceto sociale o quali i bisogni e le domande), è la chiave per scegliere nella maniera più accurata il nostro registro linguistico, calibrare le nostre parole e le modalità di interazione in generale.

Analisi. È l’ultimo punto e non è un caso. Non perché sia meno importante, ma perché è utile aver già approfondito i precedenti punti prima di procedere con uno step che comporta un’indagine molto più profonda. Raccogliere potenzialmente ogni tipo di informazione e, se possibile, farlo direttamente col pubblico stesso. Diventando questa, di fatto, un’ottima opportunità per entrare in contatto con le persone ed avviare la relazione.

Alla fine di questo percorso, se ben metabolizzato, ci potremmo accorgere che quella ricerca spasmodica di parole e contenuti di cui parlavamo ad inizio articolo, in realtà, è quasi superflua. Infatti, la struttura della nostra comunicazione si delineerà ed autogenereerà con naturalezza proprio durante il percorso stesso, risparmiandoci ragionamenti che potrebbero rivelarsi se non inutili, quanto meno sterili.