La parola della settimana: efficienza vs efficacia

di Anna Luna Di Marzo

La parola di questa settimana prevede due termini apparentemente sinonimi, ma ben distinti l’uno dall’altro nell’impatto. L’efficienza è la capacità di arrivare ad un obiettivo impiegando le risorse minime indispensabili per raggiungerlo. L’efficacia, invece, indica la capacità di raggiungere un obiettivo prefissato, senza fare riferimento al tempo e alle risorse impiegate, ma tenendo in considerazioni solo lo scostamento tra quanto atteso e quanto concretamente raggiunto.

Come sono correlate, dunque, queste due parole? Nell’ambito della comunicazione è importante che il comunicatore sia in egual modo efficiente ed efficace. Molto spesso, oggigiorno, nell’”epoca della rapidità”, cerchiamo di risparmiare, in termini qualitativi: velocità a discapito dell’efficacia. In alcune circostanze l’efficacia viene misurata in base al numero di commenti ricevuti, alle visite sulla propria rivista. Ma è questo ciò che davvero conta, se il proprio compito è quello di comunicare? Come essere efficaci, senza trascurare la qualità del contenuto declinato all’esterno?

Esistono numerose strategie che permettono a chi comunica di svolgere il proprio compito in maniera efficace ed efficiente raggiungendo il proprio obiettivo, senza trascurare l’efficacia contenutistica. A tal proposito si possono prendere in esame i cinque assiomi della comunicazione di Watzlawick , che potrebbero risultare molto utili nello scioglimento del quesito sopra posto. Secondo lo psicologo e filosofo austriaco, ciascuno di noi trasmette messaggi nel quotidiano in maniera consapevole o meno. Compito del comunicatore, dunque, è quello di veicolare dei messaggi in maniera consapevole tenendo in considerazione la natura del pubblico a cui si rivolge, le sue esigenze e le sue aspettative, in modo da instaurare un rapporto di fiducia. È possibile farlo in maniera efficiente ed efficace allo stesso tempo? Questo è compito – professionale, deontologico ed etico – del comunicatore: individuare le strategie più adatte per raggiungere il proprio obiettivo, senza trascurare la qualità del contenuto, e allo stesso tempo, senza risultare superficiale, nonostante la rapidità che contraddistingue i processi comunicativi attuali. Rispettando, di fatto, il secondo assioma di Watzlawick, secondo cui “ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione”. Torniamo quindi a quanto detto prima: creare una relazione con il proprio interlocutore è fondamentale, ma deve essere coerente con quanto richiesto/atteso. Il terzo e il quarto assioma di Watzlawick riguardano la parte sintattica e i mezzi utilizzati per comunicare: “l’importanza della punteggiatura” e “la comunicazione che può essere analogica o digitale”. Infine, la simmetria e la complementarietà degli scambi comunicativi, con l’instaurazione di un rapporto di complanarità tra la fonte emittente e la fonte ricevente. La teoria della comunicazione di Watzlawick mostra, così, in maniera concreta degli strumenti che un comunicatore può utilizzare per poter svolgere il proprio lavoro in maniera egualmente efficiente ed efficace.

Ma se da una parte c’è il dato teorico, perfetto e puro, dall’altra c’è il dato quotidiano che ci esorta a porre un quesito che non è scontato: quanto, nel nostro lavoro, riusciamo ad essere realmente efficienti ed efficaci, o quanto preferiamo fare affidamento alla sola efficienza, in un’epoca così contraddistinta dalla velocità?