53° rapporto Censis: Italia divisa tra incertezza, ansia e furore di vivere

dall’inviata Giulia Armuzzi


Il 53° rapporto Censis sulla situazione attuale del Paese è stato presentato il 6 dicembre 2019 nella sede del CNEL-Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro di Roma.

“In futuro il lavoro richiederà maggiore formazione e competenze sempre più specialistiche, dovendosi adeguare alle innovazioni in corso”, così Tiziano Treu, presidente del CNEL  all’apertura dei lavori, in un auspicio indirettamente frenato dal Direttore generale Censis, Massimiliano Valerii che ha evidenziato come oggi l’Italia sia “rimpicciolita, invecchiata, con pochi giovani, e con pochissime nascite, sotto la soglia psicologica minima stabilita di 50.000 annue” con “una visione futura caratterizzata da una popolazione di soli 59,6 milioni di abitanti e con una drastica a riduzione nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni e nei territori del mezzogiorno”.

Ciò che emerge prepotentemente è un salto d’epoca, dovuto al superamento di un modello di sviluppo, ormai relegato al passato, a vantaggio di un nuovo modello i cui lineamenti risultano ancora solo tratteggiati. Un Paese che si presenta stressato, in una situazione post traumatica continua e senza apparente via d’uscita. Da qui il dato preoccupante per cui il 69% degli italiani prova ansia e diffusa preoccupazione sia rispetto al presente che rispetto al futuro.

E da cosa sono generate l’incertezza, la paura e l’ansia di vivere?

In primis dall’ambito lavorativo. L’aumento costante degli occupati è solo “apparente”, basti pensare agli impieghi part time (soprattutto quelli involontari), sempre più diffusi a discapito dei full time, senza quindi produrre un aumento reale sulle retribuzioni totali, dei redditi e del PIL. A questo si aggiunga una immobilità sociale percepita dal 38,2 % degli italiani che sostengono che figli e nipoti in futuro vivranno una situazione peggiore e nel migliore dei casi uguale alla propria. Dai dati di affluenza delle ultime elezioni, inoltre, viene notata una disillusione verso la tradizionale offerta politica, considerata non in grado di dare risposte concrete ai problemi riscontrati dalla popolazione. Sono, infatti, il 29,4% gli astenuti e il 48% quelli che, in cerca di una soluzione a problemi incancreniti, sono persino disposti ad accettare l’uomo forte di italica tradizione.

Nonostante la crudezza dei dati, l’auspicio sul futuro di Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, riguarda proprio quel furore di vivere – quell’istinto di sopravvivenza e tensione alla crescita – che in ogni crisi si è formato nel tessuto personale e collettivo della società italiana, diventando collante sociale. Un auspicio, quindi, che sfida un nazionalismo antistoricamente protettivo e in cui la legittima ansia che ci domina in questo momento si trasforma in energia dell’ultimo miglio, capace di portare le gambe stanche sino a un traguardo in cui crediamo tutti.

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