Ambientenonsolo #40: I pesticidi nelle acque: il rapporto Ispra 2022

Marco Talluri ha selezionato per Comm to Action: I pesticidi nelle acque: il rapporto Ispra 2022

I pesticidi nelle acque: il rapporto Ispra 2022, di Marco Talluri

Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque prodotto da Ispra ha lo scopo di illustrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi, sia in termini di diffusione territoriale, sia in termini di evoluzione temporale. Le informazioni di base del Rapporto provengono dal monitoraggio svolto dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente.

I pesticidi, da un punto di vista normativo, comprendono i prodotti fitosanitari, utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi, impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi.

In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 122.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari, che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della loro distribuzione geografica. Da qui la difficoltà di pianificare un monitoraggio che interessa gran parte del territorio nazionale, controlla un grande numero di sostanze e richiede un continuo aggiornamento reso necessario dall’uso di sostanze nuove.

Il rapporto presenta i risultati delle indagini svolte nel biennio 2019-2020, in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi, livelli di concentrazioni, diffusione territoriale della contaminazione e analisi delle tendenze temporali.

Le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali, le norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee.

Lo studio dell’evoluzione della contaminazione incontra diverse difficoltà a causa delle disomogeneità ancora presenti nei monitoraggi regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici.

Le informazioni non inserite nel rapporto per necessità di sintesi, sono disponibili sul portale pesticidi dell’Istituto, dove sono presenti le tabelle nazionali e regionali complete (https://pesticidi.isprambiente.it).

I principali risultati del rapporto
Nel biennio 2019-2020 sono stati analizzati 31.275 campioni per un totale di 2.492.581 misure analitiche, il numero delle sostanze cercate nel 2020 corrisponde a 406. Nonostante il decremento dei controlli effettuati nel 2020, si osserva un generale andamento di crescita nell’ultimo decennio. Complessivamente migliora l’efficacia del monitoraggio, permane, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate.

Le indagini 2020 hanno riguardato 4.388 punti di campionamento e 13.644 campioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei 1.837 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 23,3% dei 2.551 punti. Sono state trovate 183 sostanze diverse, rappresentate per la maggior parte da erbicidi. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi.

Se è vero che nel Nord del Paese la presenza dei pesticidi risulta più elevata di quella media nazionale, arrivando a interessare il 67% dei punti delle acque superficiali e il 34% delle acque sotterranee, come già segnalato, deve essere tenuto presente che questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative. Si assiste ad un’ottimizzazione del monitoraggio, che è diventato nel tempo più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione.

Nelle acque superficiali, 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor e il metabolita metolaclor-esa, imazamox, esaclorobenzene e nicosulfuron, tra i fungicidi azossistrobina, dimetomorf, carbendazim e metalaxil.

Nelle acque sotterranee, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: i metaboliti metolaclor-esa e atrazina desetil desisopropil, gli erbicidi bentazone, glifosate e AMPA e imazamox, l’insetticida imidacloprid e il fungicida metalaxil.

La frequenza di pesticidi nei punti di monitoraggio e nei campioni complessivamente aumenta nel periodo 2011-2020, in modo correlato all’estensione della rete e al numero delle sostanze cercate. L’incremento è più pronunciato per le acque superficiali dove, nel 2020, la frequenza di ritrovamenti nei campioni raggiunge il valore massimo del 57,2%.

Nelle acque superficiali, la frequenza del superamento degli SQA ha un aumento regolare, raggiungendo il valore massimo nel 2020 (30,5%). Le sostanze che maggiormente contribuiscono a determinare i superamenti sono il glifosate e il metabolita AMPA.

L’indicatore è pressoché stabile nelle acque sotterranee, con valori intorno al 5%. La possibile spiegazione va ricercata nelle dinamiche lente del comparto, in particolare, delle falde profonde. I metaboliti metolaclor-esa e atrazina desetil desisopropil e l’erbicida bentazone sono tra i principali responsabili di non conformità.

La frequenza di ritrovamento delle sostanze prioritarie indicate nella Direttiva sulla qualità delle acque ha un andamento crescente fino al 2018 sia nelle acque superficiali che sotterranee. La tendenza decrescente dell’ultimo biennio si spiega probabilmente col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica. Al declino dei ritrovamenti totali inoltre contribuisce la revoca nel 2020 di due delle sostanze fino a quella data ancora in vendita e tra le più ritrovate, clorpirifos e diuron. Il trend delle singole sostanze evidenzia incrementi spesso correlati all’affinamento del monitoraggio.

La vendita dei prodotti fitosanitari
Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2020 sono state pari a 121.550 tonnellate (56.557 ton. i principi attivi). Dal 2011 al 2020 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica.

Diminuiscono anche le vendite di prodotti fitosanitari per unità di superficie agricola utilizzata (SAU), la media nazionale corrisponde a 4,5 kg/ha. Il dato fornisce un’indicazione indiretta della pressione sul territorio esercitata dai pesticidi.

Miscele di prodotti
I dati di monitoraggio evidenziano la presenza di miscele nelle acque. Con un numero medio di 4,3 sostanze e un massimo di 31 sostanze in un singolo campione. La contaminazione da pesticidi, ma il discorso vale per tutte le sostanze chimiche, è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente.

Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione, e che lo schema di valutazione basato sulla singola sostanza non è adeguato. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, con un approccio più cautelativo in fase di autorizzazione.

La disomogeneità del monitoraggio
Nel decennio 2011-2020 c’è stato un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini. Rimane ancora, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni e la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, ove cercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali per esempio glifosate, imazamox, nicosulfuron e carbendazim.

È ancora necessario uno sforzo di armonizzazione delle prestazioni dei laboratori, date le differenze fra le varie regioni. I limiti analitici dovranno, in particolare, essere adeguati per consentire il confronto con gli SQA, che spesso sono sensibilmente più bassi, tenendo conto di quanto stabilito dalla Direttiva 2009/90/CE, che fissa criteri minimi di efficienza per i metodi utilizzati per monitorare lo stato delle acque, dei sedimenti e del biota.