La politicità dei muri. Tra scrittura e cancellazione

Di Maria Vestrucci

“Le scritte politiche, di contestazione, di minaccia, di incitamento intessono un fitto dialogo (“i muri parlano” si diceva una volta)” Scrive Francesco Mazzucchelli docente dell’ Università di Bologna nel suo libro Urbicidio. Il senso dei luoghi tra distruzioni e ricostruzioni nella ex Jugoslavia mentre analizza l’effetto che possono avere delle scritte su superfici sensibili: le rovine lasciate dalla guerra. In questo articolo ci concentreremo invece sulla politicità delle scritte sui muri di Bologna partendo dal presupposto per cui “lo scrivere sui muri, senza che nessuno in realtà lo voglia, contribuisce alla costruzione identitaria della città”.

(Foto postata il 26 aprile 2019 sulla pagina facebook di Scritte ignoranti a Bologna)

Le scritte sui muri sono un atto politico prodotto dal basso, un gesto, sì, di trasgressione, ma anche un racconto. Tramite queste scritte si può provare a cogliere la complessità di una città, scattare un’istantanea di una determinata condizione sociale in un dato momento storico. Come dice Etta Polico, presidente dell’associazione Serendippo, le scritte sui muri “vanno lette come sismografo del presente, come necessità di lasciare un segno, non necessariamente come degrado”.

D’altro canto c’è anche chi sostiene che queste scritte siano fonte di degrado e risponde positivamente nei confronti del  Piano integrato di contrasto al vandalismo grafico per la quale sarà possibile rimuovere tags e graffiti dalle facciate di edifici pubblici e privati principalmente situati nel centro storico. Silvia Evangelisti, storica dell’arte contemporanea risponde in un’intervista “Penso che il Comune faccia bene perché raramente ho visto altre città sporche come la nostra. Sono per la rimozione di tutte le scritte che imbrattano, l’intenzione che sta alla base è davvero di senso, ma è anche un tema assai complesso”. 

Le scritte sui muri sono un tema molto dibattuto sia quando si parla dell’atto di scrittura che della loro cancellazione. Si possono interpretare queste scritte come narrazioni ricche di contenuti e rappresentative di un tessuto socioculturale. Allo stesso tempo però si può considerare che queste siano fonte di degrado e contribuiscono a rendere sporca la nostra città. 

(Foto scattata il 12 maggio 2023 in Via del Pratello, Bologna)

Ciò che si vuole sollevare con questo articolo è una riflessione sul dibattito pubblico e politico innescato da questa pratica. Qual è il punto di vista corretto, ne esiste uno? Contrastare o assecondare questo atto di comunicazione dal basso e di trasgressione? 

Le scritte possono essere sia la fonte di degrado che il racconto di questo. Da una parte arricchiscono una città di significati e contribuiscono al dialogo e al racconto di questa sia con chi la visita che con chi la vive. Dall’altra la loro cancellazione toglie strofe di un racconto riscrivendo un nuovo dialogo e iscrivendo un cambio di paradigma.

Secondo te qual è la giusta interpretazione? Le scritte sui muri sono una forma di comunicazione di cui la città ne è sia l’oggetto, in cui queste vengono scritte, che il soggetto raccontato o sono solo una forma di vandalismo che contribuisce al degrado?