Ambientenonsolo #29: La sfera di tetrapack: arte e ambiente nell’opera di Edoardo Malagigi

Marco Talluri ha selezionato per Comm to Action: La sfera di tetrapack: arte e ambiente nell’opera di Edoardo Malagigi.

La sfera di tetrapack: arte e ambiente nell’opera di Edoardo Malagigi, di Marco Talluri.
Abbiamo visto nel precedente articolo Arte e ambiente, un’altra creazione di Edoardo Malagigi: la foca monaca, alcune delle realizzazioni di Edoardo Malagigi che da tempo è impegnato a realizzare installazioni artistiche utilizzando come materia prima dei rifiuti.

Questa volta l’artista ha realizzato una “sfera” ricavata dai resti delle confezioni di tetrapack. La nuova opera è stata prodotta a Coreglia Antelminelli, un piccolo comune della Garfagnana, nell’ambito delle attività didattiche di una scuola appena nata, la Scuola di Manifattura Additiva (una summer school), che si pone anche come progetto per rigenerare i borghi italiani.
Alcune settimane prima l’aveva già realizzata a Helsinborg, in Svezia (con tetrapak svedese) e prima della pandemia ne era stata costruita una a Berlino ben più grande, di due metri di diametro (ma in precedenza ne aveva fatta una anche una a Pechino, anche li con tetrapak cinese, usando quindi sempre rifiuti locali).

E’ la stessa modalità d’uso che veniva usata un tempo per fare i gomitoli, con la differenza che allora era filo, cioè lana o cotone arricciolato quindi robusto alla trazione. Invece questo grande gomitolo è fatto con strisce, che si ottengono tagliando un cartone di tetrapak dall’alto in modo spiraliforme per terminare in fondo al cartone.

Per farne strisce senza fine è necessario un po di abilità nell’uso delle forbici, e ricordarsi che all’estremità si deve realizzare la testa con una piccola asola e la coda invece con una piccola freccia, si infilano le estremità e il gioco è fatto. La striscia che avvolge la sfera, che si vede nelle immagini, e’ lunga due chilometri circa (quella di Berlino era cinque chilometri).

Questo lavoro è una grande metafora del pianeta avvolto dalla plastica, anzi dal poliaccoppiato fatto di alcuni fogli di plastica e cellulosa, che è uno dei materiali più difficile da riciclare.

La Scuola di Manifattura Additiva
La Scuola di Manifattura Additiva di Coreglia (SMAC) è l’idea di una scuola stagionale di specializzazione professionale, incentrata sulla stampa 3d, dove teoria e pratica si integrano per rispondere alle sfide tecnologiche ed ecologiche di un mondo professionale in continua evoluzione.

Il percorso vuole fornire le competenze necessarie ai futuri operatori della manifattura additiva, ( siano essi progettisti od artigiani) , con declinazione per i settori artistici , architettonici e di design, esplorando e sperimentando software di modellazione, tecniche digitali di acquisizione ed utilizzo pratico di hardware di nuova generazione.

Il percorso formativo fornisce le competenze necessarie ai futuri operatori della manifattura additiva (siano essi progettisti od artigiani) con particolare declinazione per i settori artistici, architettonici e di design, esplorando e sperimentando software di modellazione 3D, tecniche digitali di acquisizione ed utilizzo pratico di stampanti 3D di nuova generazione.

La stampa 3D viene declinata come processo produttivo per l’economia circolare e grande attenzione viene data ai materiali di stampa sostenibili e provenienti da filiere circolari, con l’obiettivo di dimostrare come gli strumenti di fabbricazione digitale ed un nuovo concetto di fabbrica diffusa, che possa coinvolge anche delle aree interne come appunto Coreglia, siano strategie di produzione alternative alla produzione lineare e centralizzata. Le attività si incentreranno su tre aree di interesse dove la stampa 3d è particolarmente innovativa ed efficace: l’arte e la conservazione dei beni culturali, l’arredo pubblico e l’economia circolare.