Alla scoperta di Ogyre, la prima piattaforma italiana di “fishing for litter”

Di Gianpaolo Mascaro

L’iniziativa di Ogyre rappresenta ad oggi l’esempio più significativo della lotta contro
l’inquinamento delle acque marine in Italia.

L’inquinamento delle acque marine rappresenta una minaccia sempre più incombente per il nostro ecosistema. Secondo uno studio condotto dal WWF, la quantità di rifiuti presente negli oceani nel 2050 sarà addirittura quadruplicata rispetto ai dati attuali, con un impatto devastante sulle forme di vita presenti sui fondali. Inoltre, la ricerca ha ulteriormente sottolineato che, nella maggior parte degli esemplari esaminati, sono state rinvenute tracce di plastica. Dal momento che alcune di queste specie finiscono generalmente sulle tavole dei consumatori, è necessario sottolineare l’entità del rischio per gli esseri umani. In risposta a tale scenario nasce Ogyre, una startup green lanciata nel 2021 grazie all’intraprendenza di Andrea Faldella e Antonio Augeri, il cui progetto mira a rafforzare anche in Italia il funzionamento del sistema di “fishing for litter”, ossia di pulizia delle acque marine con il contributo dei pescatori operanti sul territorio.
Infatti, attraverso l’utilizzo di una piattaforma tecnologica che permette di connettere individui e imprese da un lato, e flotte di pescherecci dall’altro, Ogyre facilita il finanziamento delle attività di raccolta di rifiuti nelle acque marine da parte dei pescatori, nonché la destinazione di una parte di tali rifiuti al riciclaggio. L’obiettivo potenzialmente raggiungibile risulta pertanto duplice: non solo il “fishing for litter” contribuisce alla difesa della salubrità dell’ambiente marittimo, ma in più, la circolarità promossa dal riciclaggio assicura il recupero di prodotti altrimenti inutilizzabili, contribuendo alla lotta agli sprechi. Per queste ragioni, la promozione e la conduzione di tali attività sono fondamentali per la tutela dell’ecosistema e della catena alimentare. È dunque apprezzabile che, anche in Italia, si inizino ad
adottare tali misure con regolarità attraverso un sistema ben definito ed organizzato. Questa esigenza assume i caratteri di un obbligo imperante nel momento in cui si prende coscienza della drammaticità dell’impatto ambientale dell’Italia sulle acque marine –nello specifico su quelle del Mar Mediterraneo. Alla luce di ciò, se da una parte è certo che il “fishing for litter” possa rappresentare una buona risposta all’inquinamento già presente sui fondali, proibire future attività inquinanti deve rimanere una priorità, seguendo il noto principio secondo cui “prevenire è meglio che curare”. Principio che risulta ancor più corretto in questo contesto, dato che la notevole estensione delle acque raramente permetterebbe una cura completa ed integrale.