Engagement in un ambiente lavorativo multigenerazionale

A cura di Filippo Faldon

 

 

La forza lavoro composta dalla fascia d’età 15-34 ha visto in Italia negli ultimi anni una costante e rapida diminuzione (meno 33% tra il 2000 e il 2019). Questo dato preoccupante, soprattutto per il suo forte contrasto con le tendenze europee, rappresenta anche un campanello d’allarme rispetto all’importanza di curare l’ambiente lavorativo tenendo conto delle differenze generazionali che lo attraversano.

Pensiamo solo allo “scontro” tra Baby Boomers, Millennials e Generazione Z. Per quanto queste differenze abbiano trovato terreno fertile nelle scaramucce sulle piattaforme social, hanno lasciato anche più di una cicatrice sulla fiducia e il rispetto tra questi gruppi demografici.

Ignorare queste differenze può portare ad un ambiente lavorativo dove la comunicazione non fluisce come dovrebbe. I canali interni per l’informazione, ad esempio, vanno pensati su misura per le diverse generazioni che abitano l’organizzazione. Attraverso un’attenta attività di ascolto, spina dorsale della strategia di comunicazione interna, si possono infatti accertare i canali preferiti dai diversi gruppi utilizzando in maniera funzionale e strumentale queste informazioni per migliorare la resa dell’impianto comunicativo generale.

Oltre a differenziare le strategie comunicative, una buona idea può essere quella di spingere le generazioni ad avvicinarsi attraverso i “lunch&learn”. La forza di questo strumento sta nella sua natura informale data anche dalla partecipazione volontaria. Questi incontri servono a creare un ambiente comunicativo simmetrico, che si basi su una comunicazione paritaria a due direzioni tra le diverse generazioni. Ecco allora che si potranno sviluppare atteggiamenti di tutoring spontaneo tra i componenti di diverse età portando a una sana circolazione della conoscenza all’interno dell’azienda.

In conclusione, il dialogo multigenerazionale diviene parte integrante e responsabilità diretta della comunicazione interna nella cornice di un ambiente lavorativo in cui le differenze non vengono più percepite come ostacolo bensì come opportunità di miglioramento.

Per farlo, e per farlo bene, occorre convinzione, costanza nel tempo e volontà di misurazione dei risultati intermedi. Nella convinzione che non si tratti di un mero intervento tecnico quanto, piuttosto, di un vero e proprio cambio di passo.