L’originale direttiva Seveso del 1982 che, a seguito del catastrofico incidente avvenuto nel paese lombardo di Seveso nel 1976, ha portato all’adozione di una normativa sulla prevenzione e il controllo di simili incidenti.

La selezione di Marco Talluri per Comm To Action #3

Marco Talluri questa settimana ha selezionato per Comm to Action:

Circa mille impianti a rischio incidente rilevante in Italia, 256 le ispezioni effettuate nel 2019
Di Marco Talluri

L’originale direttiva Seveso del 1982 che, a seguito del catastrofico incidente avvenuto nel paese lombardo di Seveso nel 1976, ha portato all’adozione di una normativa sulla prevenzione e il controllo di simili incidenti, è stata successivamente aggiornata più volte, fino alla versione attualmente vigente (Direttiva 2012/18/UE) che ha tenuto in considerazione gli insegnamenti tratti dai successivi incidenti avvenuti a Bhopal, Tolosa e Enschede.
La legge ora riguarda circa 12.000 siti industriali in tutta l’UE in cui vengono utilizzate, o sono conservate, sostanze chimiche o petrolchimiche o vengono raffinati metalli. Ogni paese dell’UE deve garantire che vengano adottate misure per affrontare gli incidenti nei pressi degli impianti industriali che ospitano grandi quantità di prodotti pericolosi.
Gli impianti sono suddivisi in due grandi categorie “soglia superiore” e “soglia inferiore”, in relazione ai quantitativi presenti nello stabilimento di sostanze pericolose indicate nella Direttiva e dal decreto legislativo di recepimento (D.Lgs. 105/2015).
Le norme stabiliscono che le Autorità competenti debbano predisporre un piano di ispezione nazionale per stabilimenti di soglia superiore (a cura del Ministero dell’Interno in collaborazione con ISPRA) e piani di ispezione regionali per gli stabilimenti di soglia inferiore (a cura delle Regioni in collaborazione con le Arpa/Appa).
Le ispezioni sono svolte da Commissioni composte dai soggetti individuati dal Comitato Tecnico Regionale (CTR), Organo di controllo presso la Direzione Regionale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per gli stabilimenti di soglia superiore (di cui fa parte ISPRA insieme ad altri enti tecnici come INAIL, ecc.); dalla Regione o dal soggetto da essa designato – le Arpa/Appa – per gli stabilimenti di soglia inferiore.
Le verifiche ispettive negli stabilimenti RIR sono indirizzate alla verifica e alla definizione delle caratteristiche del sistema di gestione della sicurezza per la prevenzione degli incidenti rilevanti (SGS-PIR e all’individuazione dei suoi punti critici e delle eventuali misure correttive e migliorative che è necessario adottare affinché questo costituisca uno strumento efficace alla prevenzione ed al controllo delle situazioni di pericolo.
Ministero per la Transizione Ecologica, ISPRA e ANCI hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per rendere liberamente consultabili su web le informazioni aggiornate destinate al pubblico inviate con la notifica dai gestori degli stabilimenti RIR.
Secondo i dati presenti nel rapporto SNPA, risultavano complessivamente presenti nel 2019 a livello nazionale poco meno di mille impianti RIR, 520 di soglia superiore e 444 di soglia inferiore.
Complessivamente nel 2019 sono state effettuate 147 ispezioni negli impianti di soglia superiore e 109 in quelli di soglia inferiore.
Considerate le caratteristiche dei controlli effettuati (sui SGS-PIR – vedi sopra), è interessante osservare che sono state formulate, per i soli impianti di soglia superiore, più di 1400 non conformità maggiori e più di 2.800 non conformità minori, ed ognuna di queste comporta azioni correttive da parte dei gestori degli stabilimenti.
Da sola la Lombardia ospita più di un quarto (262) degli impianti RIR presenti in Italia, seguita a notevole distanza da Veneto (89), Emilia-Romagna (86) e Piemonte (81).

Per approfondimenti: