Intervista a Marco Dotti e Guido Bosticco

A cura di Giulia Armuzzi

Comm to Action ha intervistato Guido Bosticco e Marco Dotti curatori di “Costellazioni. Sette lezioni sulla comunità”, Collana Tikkun, Guerini e Associati, 2021. Contributi di Michelangelo Pistoletto, Carlo Alberto Redi, Francesco Maria Talò, Alberto Cattaneo, Elena Casolari, Mario Calderini, Chiara Giaccardi, Stefano Bettera, Paolo Benanti, Pier Luigi Dal Pino, Gabriele Segre, Paolo Venturi.

1.Mi ha colpito molto il nome che voi e Fabrizio D’Angelo avete dato alla collana. In che modo quella espressione e quel proposito sotteso influenzeranno, secondo voi, le future scelte editoriali?

I libri possono nascere alla fine di un percorso o per attivarne uno nuovo. La nostra scelta editoriale punta su questa seconda opzione. Ma non esclude la prima.

Per questo abbiamo scelto la forma e, speriamo, la sostanza della “collana”: per allargare il cerchio, man mano che il lavoro e i libri cresceranno. Un libro è come un sasso nell’acqua: il primo cerchio è il suo, ma gli altri non gli appartengono più. Per non essere un mero raccoglitore tematico, dunque, una collana deve tendere a questo effetto: innescare processi – anche minimi, anche piccoli – di pensiero senza l’ossessione di occupare spazi.

Tikkun è un’espressione a noi molto cara, il progetto nasce e continua sotto il segno di questa espressione che, tra i tanti significati, ha quello del “riparare” qualcosa che si è rotto, inceppato, fermato. Le prossime scelte editoriali saranno condizionate da questa doppia tensione verso l’agire che nasce dal comprendere che qualcosa, così com’è, non va.

 

2.Nel vostro “Costellazioni. Sette lezioni sulla comunità”  riattualizzate una parola che sembrava smarrita nei gangli di una globalizzazione a cui credere più per fede che per reale utilità. In che modo ritenete che questa parola possa tornare utile per recuperare slancio e per immaginare un futuro sempre più sostenibile?

Comunità è una parola chiave per il nostro tempo, se la prendiamo come possibile punto di convergenza verso un oltre, un dopo, verso quella speranza che è sempre – tutta – da costruire. Un oltre che deve spingersi al di là della classica dicotomia “comunità vs. società”, ma anche oltre l’illusione che non vi siano più spazi o luoghi concreti dove generare la relazione e praticare l’incontro. “Connected but alone” è stata la chiave di questi decenni. Un futuro sostenibile deve necessariamente passare dall’essere connessi, e abbiamo visto quanto lo siamo non soltanto sul web, ma non soli. In una parola: dobbiamo ripensare il nostro essere individui “con”. Comunità, appunto. In questo libro, 14 voci da campi differenti riflettono su quanto l’idea di comunità sia centrale e, a volte, necessaria. Già questa è una risposta interessante.

 

3.Io rappresento un laboratorio di Comunicazione; ho studiato comunicazione e spero che la comunicazione diventi il mio modo di partecipare al mondo; in che modo secondo voi e rispetto all’attuale presente, la comunicazione può e potrà rappresentare un modello di scambio e confronto tra realtà e aspettative diverse?

Il filosofo Georges Bataille diceva che alla base della vita umana c’è un “principio di insufficienza”, che spinge l’essere umano verso l’altro, a cercare una relazione che riempia quel pezzo mancante, per così dire. Grazie a quella necessità esprimiamo la nostra intelligenza, le nostre tensioni spirituali, quello è il motore della ricerca, della scoperta, della conoscenza. Ecco, la comunicazione è lo strumento della relazione con l’altro, che permette agli esseri umani di condividere e sedimentare ideali, valori, conoscenze, scoperte, ricerche, decisioni, stati d’animo. In una parola, la comunicazione è la piattaforma della cultura. È quindi importante che i comunicatori di domani siano sempre più aperti, pronti allo scambio culturale, alla cooperazione, al co-pensiero, alla comunità. La comunicazione risiede infatti nello spazio “fra”: fra persone, identità, Stati, idee, aspettative diverse. Lì agisce la comunicazione e mette in moto l’innovazione, soprattutto quella del pensiero. Senza di essa, siamo destinati a ripercorrere le stesse routine mentali sociali, produttive, culturali e non è certo la vostra ambizione!

 

4.Potete offrirci uno o più consigli di lettura, oltre ovviamente al vostro libro, sui temi che ritenete più interessanti per la nostra crescita personale e professionale?

René Girard, La violenza e il sacro: per capire come e perché i social network hanno tanto successo.

Maurice Blanchot, La comunità inconfessabile: una perla filosofica sulla natura intima di ciò che è “comune”.

Denis De Rougemont, Federalismo culturale: per chi insiste sul concetto di radici come radicamento e non invece come punto di partenza.

François Jullien, L’identità culturale non esiste: per comprendere il valore del “tra”, come lo spazio possibile di una azione innovativa.

Ian Bremmer, Noi contro di loro. Il fallimento del globalismo: veloce, diretto, puntuale saggio sulla cultura della polarizzazione in politica.

Francesco Remotti, Somiglianze. Una via per la convivenza: un possibile approccio per superare lo scontro identitario

Sigmund Freud, Il disagio della civiltà.

Aristotele, La retorica (Libro II): il miglior trattato sull’empatia che si possa leggere.

Martin Buber, Antica e nuova comunità: per andare oltre la contrapposizione “comunità vs. società”

Roland Barthes, Comment vivre ensemble: una riflessione profonda sulle elezioni affettive e intellettuali

e ovviamente Come i social hanno ucciso la comunicazione… (di Guido Bosticco e Giovanni Battista Magnoli Bocchi)

 

Guido Bosticco insegna scrittura all’Università di Pavia. Ha fondato Epoché, agenzia di comunicazione culturale. Co-direttore della Vittorio Dan Segre Foundation, membro del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi, si occupa di linguaggio e geopolitica. Il suo ultimo libro è Come i social hanno ucciso la comunicazione (2020) con Giovanni B. Magnoli Bocchi.

Marco Dotti insegna Professioni dell’editoria all’Università di Pavia. Giornalista professionista, si occupa di etica del digitale e delle nuove professioni. Tra i suoi libri: Ludocrazia. Un lessico dell’azzardo di massa (2016) con Marcello Esposito, e Finis Europae. Welfare, neonazionalismo, corpi intermedi digitali (2017).