Intervista a Patrick Trancu

a cura di Giulia Armuzzi e Martina Bedeschi

Comm To Action ha intervistato Patrick Trancu, curatore del volume “Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuroedito da Franco Angeli.

1. Perché ha deciso di affrontare un tema decisamente specialistico con un approccio multidisciplinare?

L’ipercomplessità delle crisi del XXI secolo impone nella gestione di crisi un approccio multidisciplinare. Le dimensioni e gli spazi attraversati da questo tipo di crisi possono infatti essere affrontate da un lato solo grazie al contributo di discipline diverse e dall’altro dalla capacità di acquisire una visione d’insieme. Le problematiche da affrontare richiedono azioni rapide e contemporanee su più fronti. Per questi motivi la riflessione strategica rappresenta oggi il cuore della gestione di crisi. Nelle crisi complesse non ci sono risposte semplici.

Il libro è un interessante ibrido tra manuale e saggio, di interesse sia per chi si occupa di comunicazione sia per il comune cittadino interessato a capire che cosa è realmente successo. La gestione Covid19 rappresenta un’interessante macro “case history”. Questa viene analizzata attraverso la lente specifica della gestione di crisi i cui principi salienti sono presentati nel primo capitolo. La gestione di crisi si basa anche sulla presenza di un’organizzazione e quindi procediamo ad analizzare come lo stato è organizzato per gestire situazioni di emergenza o crisi. Questi due fondamentali aspetti ci permettono di addentraci nei capitoli successivi sul come è stata gestita la crisi e sui limiti di tale gestione.

 

2. Le crisi – specie quelle reputazionali – originano spesso da miopie e disattenzioni, secondo lei, la comunicazione in emergenza rappresenta un tema consolidato o deve essere ancora pienamente accreditato in ambiti e organizzazioni?

E’ importante non confondere i termini e non utilizzare le parole emergenza e crisi come fossero sinonimi. Le crisi reputazionali possono derivare da diversi fattori. La sottovalutazione degli eventi, il mancato allineamento della percezione interna l’organizzazione a quella esterna rappresentata dagli stakeholder e dall’opinione pubblica, da una percezione di negligenza da parte degli stakeholder, dall’incapacità dell’organizzazione di rispondere alle aspettative degli stakeholder, dal mancato allineamento tra comunicazione e azione. Per quanto attiene alla comunicazione d’emergenza, cosa diversa dalla comunicazione di crisi, non credo si possa generalizzare. Vi sono aziende che per la natura delle attività che svolgono tendono ad essere più sensibili e preparate mentre altre lo sono sicuramente meno. Vi è comunque bisogno di una presa di consapevolezza da parte di tutti circa i rischi che si nascondono nelle crisi del XXI secolo e una maggiore preparazione ed etica della comunicazione sia nel caso di eventi di natura emergenziale sia di crisi.

 

3. Nella gestione della pandemia di Covid-19, secondo lei, l’Italia poteva fare meglio?

È la domanda all’origine di tutto il libro Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro, edito da Franco Angeli, che ho curato e che ha visto la partecipazione di 35 autori. Il libro, cercando di rispondere al quesito ha evidentemente evidenziato alcune criticità nella risposta italiana, ma ciò personalmente ritengo importante sia analizzarle per capire e migliorare. Perché come disse Winston Churchill: “Non bisogna mai sprecare una buona crisi”. Ma la vera domanda oggi è se l’Italia saprà fare meglio in occasione della prossima crisi sistemica che potrebbe avere natura diversa rispetto a quella sanitaria che stiamo vivendo. La mia risposta è che la nostra classe dirigente farà meglio se avrà l’umiltà di comprendere dove ha sbagliato e di apportare i necessari correttivi. Il libro propone in chiusura 5 domande su cui riflettere per il futuro.

 

4. Qual è la differenza fondamentale tra le parole “crisi” ed “emergenza”?

Se dovessi spiegarla molto sinteticamente direi che l’emergenza è una situazione conosciuta e dai contorni chiari, per la quale si sa a priori come agire. L’emergenza è una situazione nota da sempre, nei minimi particolari, se ne conoscono metodologie di intervento e procedure operative per uscirne il più rapidamente possibile. La crisi invece è una situazione nuova, non si hanno soluzioni già collaudate per rispondervi, lo storico insegna poco e vi è un evidente limite di conoscenza. Un’emergenza mal gestita può sicuramente sfociare in crisi, spesso di natura reputazionale. Ma la crisi può anche essere improvvisa. Nel libro vi è un contributo eccellente per spiegare questa differenza terminologica, scritto da Giovanni Ferrari (esperto civile della NATO in Analysis and Consequence Management e consulente del ministero dell’Interno) e Ferruccio Di Paolo (esperto civile della NATO in Crisis Communication). Gli autori evidenziano anche come dalla confusione dei due termini nascano delle difficoltà nella risposta operativa. Quello che è fondamentale ricordare è che le crisi del XXI secolo sono estremamente dinamiche dai contorni indefinibili e in costante mutamento. Tendono ad essere sistemiche e fuori contesto, abbracciano o generano un numero crescente di problematiche complesse in spazi e dimensioni diverse, contemporaneamente o tramite concatenazioni.

 

5. Stante l’unicità della crisi e, dunque, l’impossibilità di replicare azioni di contrasto quali sono, secondo lei, le azioni e i momenti ineludibili di una qualsiasi strategia di contrasto?

Preparazione, preparazione, preparazione. È l’investimento più prezioso e più utile, per affrontare la crisi. Tutto quello che si può predisporre in tempo di pace permetterà di agire meglio nel momento in cui la crisi ci colpisce. Preparazione significa organizzazione, architettura, formazione, allenamento e fitness mentale. Uno degli obiettivi de Lo Stato in Crisi è proprio quello di innalzare il livello di cultura su questi temi e aiutare nella costruzione di una “cultura sensibile alla crisi”. Fondamentali per la buona riuscita della gestione sono la “squadra” (o le squadre) e la “leadership”. Le prime devono essere multidisciplinari e creative. La seconda devo essere umile, empatica, responsabile e in grado di focalizzarsi sul bene comune.

 

Per approfondimenti: “Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro” a cura di  Patrick Trancu, con il contributo di Fabio Bistoncini, Mariano Bizzarri, Susanna Buson, Maria Cristina Caimotto, Salvatore Cardinale, Martina Carone, Vittorio Cobianchi, Filippo Curtale, Ranieri De Maria, Marinella De Simone, Giovanni Diamanti, Ferruccio Di Paolo, Anastasia Efimova, Giovanni Ferrari, Matteo Gnes, Nicola Grandi, Giorgia Grandoni, Patrick Lagadec, Federica Maria Rita Livelli, Davide Maniscalco, Stefano Mele, Veronica Neri, Giandomenico Nollo, Giuseppe Piperata, Luca Poma, Mauro Renna, Fabio Sbattella, Vincenzo Smaldore per la Fondazione Openpolis, Rosaria Talarico, Giancarlo Tanzarella, Giulio Terzi di Sant’Agata, Emanuele Torri, Eleonora Tosco, Patrick Trancu, Sara Valaguzza, Franco Angeli, 2021.