Pandemia e caos comunicazionale: #lostatoincrisi

A cura di Rita Cristofano

Il topic del webinar “Pandemia e caos comunicazionale:#lostatoincrisi” per raccontare il libro “Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro” a cura di Patrick Trancu organizzato da Ferpi, è stato la comunicazione durante la fase uno della pandemia.

L’incontro, moderato da Biagio Oppi, delegato Ferpi Emilia-Romagna, ha dato spazio al confronto con il curatore e alcuni co-autori Nicola Grandi, Ferruccio di Paolo, Veronica Neri e Rosaria Talarico di “Lo Stato in Crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro”, il volume che, grazie al contributo di 35 esperti e accademici, ha offerto una lettura della prima fase della pandemia dal punto di vista della gestione di crisi.

Ad aprire il dibattito, Patrick Trancu, curatore dell’opera, che ha esordito con una premessa importante per cui “il libro non vuole essere una critica di quanto è stato fatto, piuttosto un lavoro di riflessione per capire cos’è successo e arrivare più preparati alle future crisi sistemiche”.

Il volume parte da una domanda cruciale: “l’Italia avrebbe potuto fare meglio nella gestione della pandemia di Covid-19?”. Dunque, l’analisi multidisciplinare affrontata in questo testo nasce proprio per essere un punto di partenza per farsi trovare più competenti nella prossima crisi.

In questa situazione tanto singolare quanto attuale, la comunicazione ha avuto un’importanza cruciale in relazione alle scelte linguistiche che sono state utilizzate per rivolgersi ai cittadini.   Come ha fatto notare Nicola Grandi, professore ordinario di Linguistica generale all’ Università di Bologna, la pandemia ha dimostrato come l’infodemia costituisca un fattore decisivo nella gestione delle emergenze.

“E’ necessario che vengano diffusi messaggi univoci e netti per impedire che le persone mettano in atto comportamenti incoerenti e contraddittori” ha spiegato il docente.

Purtroppo, però, se si prendono in considerazione i testi protagonisti di questa pandemia, come l’ormai familiare a tutti “Dpcm”, il livello di complessità è stato tale da dimostrare che ben 2 persone su 3 non sono state capaci di comprenderne i contenuti.

Dunque, è davvero importante che lo Stato comunichi in maniera chiara ed efficiente ai suoi cittadini, affinché questi ultimi assumano maggiore consapevolezza su come orientarsi nella vastità delle informazioni di ogni giorno.

“La comunicazione in una situazione di crisi deve utilizzare un linguaggio adatto al target, ridurre l’incertezza, mantenere bassa la soglia della paura, favorire comportamenti adeguati fornendo indicazioni precise” ha aggiunto Ferruccio di Paolo, esperto civile della NATO in Crisis Communication.

Accanto a queste caratteristiche, ne esiste un’altra fondamentale, che è la capacità di ascolto per intercettare e prevenire la disinformazione, il rumour, le fake news.

Tendenzialmente, come ha fatto notare Ferruccio di Paolo, abbiamo una fiducia preventiva in chi ci governa e le istituzioni dovrebbero fare tesoro di questo fenomeno fornendo delle comunicazioni specifiche.

“Penso che durante questa emergenza sanitaria non ci sia stata una comunicazione di crisi;  ho visto piuttosto una delega alla comunicazione scientifica, una comunicazione politica, molta informazione giornalistica” ha concluso il professionista.

Veronica Neri, professoressa associata di Etica della comunicazione pubblica e di Etica dei media al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, ha messo in luce quanto sia importante che le scelte linguistiche vadano a rafforzare il senso di comunità, anche perché, così facendo, si può ridurre l’incertezza e aumentare la fiducia tra istituzioni e cittadini. “L’obiettivo comune, oggi, deve essere volgerci verso un bene comune” ha concluso Veronica Neri.

In tutto ciò hanno avuto una parte rilevante anche altri attori, quali gli scienziati e gli esperti. Di questo ha parlato la giornalista e ufficiale della riserva selezionata dall’Esercito, Rosaria Talarico. “Quando comunichiamo dobbiamo sempre tenere a mente che non siamo comunicatori per noi stessi, ma per gli altri, quindi è fondamentale essere chiari e comprensibili” ha ricordato la Talarico.

In uno dei capitoli del libro, proprio la Talarico si è occupata della comunicazione scientifica.

“E’ un anno che assistiamo a questa metamorfosi degli scienziati da esperti a influencer” ha affermato la giornalista e “alcuni si sono pronunciati su temi di non competenza creando una confusione ancora maggiore”.

Dalle riflessioni e dal confronto degli esperti, dunque, emerge quanto sia necessario un approccio responsabile alla comunicazione, uno strumento di cui non si può sottovalutare l’importanza, soprattutto in situazioni di crisi.