Libertà di espressione e mantenimento dell’ordine pubblico: un equilibrio non sempre facile

A cura di Sofia Davalle

Le elezioni negli Stati Uniti, tenute il 3 novembre 2020 e concluse con la vittoria del democratico Joe Biden, hanno momentaneamente rubato la prima pagina alle news relative al Coronavirus. 

Al centro dell’interesse mediatico sono state soprattutto le contestazioni al voto da parte del presidente uscente Donald Trump e l’invansione del Campidoglio da parte di alcuni gruppi di esagitati il 6 gennaio 2021.  

L’accaduto, oltre ad aver avuto un forte impatto mediatico, ha portato alcuni social media (tra cui Twitter, Facebook e Snapchat) a cancellare l’account di Donald Trump a causa del suo discorso, ritenuto, dagli stessi social, di incitazione alla violenza.

Jack Dorsey, CEO di Twitter, ha appoggiato il divieto per l’ex presidente degli Stati Uniti di utilizzare il servizio per timore di possibili future incitazioni alla violenza, aprendo un dibattito sul reale potere di indirizzo di queste piattaforme. 

Da sempre, i social media hanno mantenuto una posizione neutrale, ma tali politiche interventiste suggeriscono un cambiamento nell’approccio delle piattaforme al tema della libertà d’espressione. 

I grandi soggetti digitali stanno acquisendo sempre più potere, influenzando la sfera pubblica e determinando l’assetto politico-economico mondiale. Inoltre, sulle piattaforme social tutti hanno la possibilità di condividere la propria opinione con un pubblico vastissimo, ma ciò se non ben metabolizzato può fomentare la circolazione di fake news e informazioni prive di fondamento. 

Per questo motivo, è fondamentale creare un “ordine pubblico virtuale” funzionale alla tutela di questi valori di riferimento, evitando un monopolio in termini di capacità di controllo da parte dei social. La sfida, quindi, non è (solo) tutelare le opinioni degli utenti comunemente accettate, bensì quelle critiche e di dissenso politico e sociale, che in alcuni casi può innescare violenze e disordini. 

Sebbene la sospensione dell’account di Trump sia stata ritenuta fondamentale per evitare ulteriori incitazioni alla violenza, la tematica non rappresenta che la punta dell’iceberg rispetto ad un tema ben più gravoso ed impattante e su cui pesa la sfida futura che ci attende tutti, prima ancora che come utenti come cittadini e cittadine.

Per parlare e confrontare le vostre opinioni, l’opportunità è offerta da Ferpi 

Fonti:
La Stampa, La Repubblica