Gli effetti del lockdown sull’ambiente

a cura di Michelle Guzzo

Il lockdown nazionale attuato per scongiurare la diffusione dell’epidemia di Covid-19 ha riportato la questione ambientale al centro del discorso pubblico, spingendoci (ancora una volta!) a riflettere sulla necessità di agire tempestivamente per proteggere il nostro ecosistema.
In quel periodo, ad accompagnare le lunghe giornate in casa, sono circolate in rete analisi sui vantaggi ambientali indirettamente determinati dalle restrizioni; immagini e video di come la natura stesse lentamente riappropriandosi di tutti quegli spazi precedentemente occupati dall’uomo.

In particolare, il principale effetto benefico attribuito indirettamente alle misure di contenimento ha interessato la riduzione di due inquinanti atmosferici: l’anidride carbonica e il diossido di azoto.
La riduzione della circolazione automobilistica, del traffico aereo e le limitazioni imposte a molte industrie e attività hanno infatti determinato un netto miglioramento della qualità dell’aria, soprattutto in aree come la Pianura Padana dove la concentrazione di inquinanti è particolarmente elevata.

D’altra parte, alcuni studiosi che si occupano di inquinamento ambientale temono che questi benefici possano essere positivi solo nel breve periodo e che le misure restrittive non abbiano effetti benefici sulla mitigazione del riscaldamento globale, causato dall’aumento della concentrazione di anidride carbonica e altri gas serra nell’atmosfera. Il problema, quindi, è che i cali di concentrazione riscontrati non siano in grado di bilanciare decenni di accumulo di gas serra.
Sicuramente la riduzione della circolazione dei veicoli e la limitazione dell’esercizio di molte attività antropiche hanno contribuito alla diminuzione momentanea dell’inquinamento acustico, un problema ambientale spesso sottovalutato.

Anche gli animali hanno beneficiato dell’ ”assenza” dell’uomo, esplorando nuovi habitat e aumentando l’attività diurna. La fauna ittica e gli habitat marini hanno giovato delle limitazioni sulla circolazione delle imbarcazioni, godendo di acque più limpide e pulite. Ma non è tutto oro ciò che luccica.

A preoccupare ora, è il forte aumento di rifiuti quali mascherine, guanti, camici e attrezzature mediche usati durante la pandemia che, in quanto rifiuti speciali, devono essere smaltiti secondo apposite procedure.
Anche a livello domestico si è osservato l’aumento di rifiuti come mascherine, gel e guanti ma soprattutto di imballaggi di plastica, a causa dell’intensificazione di acquisti online da parte della popolazione.
Questa breve riflessione, al di la dei singoli pro e contro riscontrati, dimostra in maniera lampante la complessità del tema ambientale, e la contestuale necessità da parte di tutti gli attori competenti di impegnarsi in una sfida culturale che non può e non deve riguardare solo il singolo ambito quanto, piuttosto, promuovere una riflessione strutturata e sinergica.

Per non avere dei pro isolati e per questo inefficaci. Per non assistere a dei contro sempre più invasivi e sempre meno sanabili.

Per approfondimenti:

http://www.amapola.it/libro-bianco-sulla-comunicazione-ambientale/