La parola della settimana: paura e angoscia

di Anna Luna Di Marzo

Paura: sensazione che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato; timore, preoccupazione (Garzanti, dizionario enciclopedico).

Angoscia: stato di forte ansia e inquietudine (Garzanti, dizionario enciclopedico).

In una situazione di profonda crisi, si possono manifestare tra i tanti due sentimenti in maniera estremamente intensa, rischiando di divenire ingovernabili. Si tratta della paura e dell’angoscia. Alcune osservazioni su questi due sentimenti che a prima vista possono sembrare simili, ma che non lo sono. La paura, di fatto, è un sentimento nobile che ci offre indirettamente un perimetro d’azione rispetto a ciò che siamo e rispetto alle nostre caratteristiche personali. L’angoscia, al contrario, è pura irrazionalità, ingovernabile e per questo pericolosa all’interno dei processi comunicativi. Che cosa può fare dunque, il comunicatore all’interno di uno scenario tanto friabile proprio perché simile? Compito di chi comunica è fornire gli strumenti adatti per affrontare una situazione di crisi che generalmente origina panico e dubbi nella collettività.

Spesso, però, vengono comunicate notizie allarmanti, non adeguatamente approfondite, rischiando così di innescare un processo di  angoscia nel lettore, che si ritrova a dover affrontare una situazione di crisi senza adeguato orientamento. E’ ciò che è accaduto nelle ultime settimane da parte di numerosi cittadini a causa del flusso costante di notizie alle quali sono stati esposti, ritrovandosi ad affrontare una delle pandemie più gravi della storia negli ultimi secoli.  Ma quali sono questi strumenti di orientamento? La branca della comunicazione denominata “risk communication”, consiste in un processo di interazione nello scambio di informazioni tra individui, gruppi e istituzioni che sono coinvolti nella gestione e nella valutazione di un rischio per la salute. E’ fondamentale in questi casi una collaborazione tra più operatori in modo tale da formare una rete di sostegno sociale, sanitario e psicologico per affrontare e contrastare l’angoscia riconducendo la stessa in una cornice di paura che può essere governata. Il primo step è quello obbiettivo che deve aggregare l’analisi e la veicolazione dei dati senza tralasciare il lato umano, da sempre strategico in una interazione relazionale. In alcuni casi, lo stesso aiuta l’implementazione del legame fiduciario tra gli interlocutori fondamentale da mantenere in una situazione di crisi. Si tratta, dunque, di una profonda assunzione di responsabilità.

Altro strumento importante per combattere l’angoscia è la potentissima arma fornita dalla forza di aggregazione. La comunicazione può essere strumento di unione, soprattutto in un momento come quello odierno, in cui ci si può sostenere solo virtualmente, senza avere la possibilità di avere un contatto fisico e concreto con le persone. 

La comunicazione può essere, e dovrebbe essere, strumento e veicolo di solidarietà, un potente farmaco per ridurre lo stato di angoscia che perpetua nell’animo delle persone a causa di una situazione di forte crisi che colpisce soprattutto a livello psicologico.