Dai social alle piazze d’Italia- Immersi in un mare di sardine

Di Sara Degl’Innocenti

Ma chi saranno mai queste sardine di cui tutti – dalle cronache locali a quelle nazionali – parlano?

Quattro giovani trentenni, amici ed ex coinquilini, molto lontani dal mondo della politica. Si incontrano, magari per ricordare i bei tempi dell’università, ma qualcosa non va per il verso giusto e lo scorso 14 Novembre riescono ad accogliere 14 mila persone in uno dei luoghi simbolo di Bologna, piazza Maggiore.

L’evento “6’000 sardine contro Salvini-Bologna non abbocca” – creato e condiviso su Facebook -vede come casus belli l’intervento del Segretario della Lega, Matteo Salvini in programma lo stesso giorno al Paladozza, per l’inaugurazione della campagna elettorale della candidata alla Presidenza della Regione Emilia Romagna, Lucia Bergonzoni.

Per i quattro organizzatori – Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa -l’idea era chiara: realizzare il primo flash mob  ittico della storia, per manifestare il dissenso verso le posizioni politiche della Lega e, più in generale, verso la dominante retorica populista.

I risultati di questo esperimento sono noti a tutti.  A fronte delle 6000 sardine che sarebbero bastate per superare la capienza massima del Paladozza – 5’570 persone- e battere così la “concorrenza” nei numeri e nel timbro visivo, con una manifestazione priva di bandiere e simboli di partito, hanno risposto all’appello 14 mila persone. Rivelando un interessante fenomeno di natura strategico-comunicativa.

Innanzitutto, la scelta del logo. Non dettata dal caso, bensì da un ragionamento raffinato che ha identificato come simbolo la sardina, un pesce piccolo e stretto in una scatola, quasi obbligato al silenzio. In netto contrasto con i toni sempre accesi e roboanti del timbro narrativo leghista.

Dal punto di vista comunicativo, non possiamo non considerare come la raccolta di adesioni sia nata in un ambiente online come Facebook e sia tuttora nutrita da campagne social e gruppi Whatsapp – salvo poi spostarsi offline, nei luoghi più importanti delle città italiane, nelle piazze.

Le sardine sono riuscite a comunicare senza la mediazione dei mass media, solo attraverso la forza delle convocazioni dirette su Facebook e i trending topics su Twitter, influenzando in tal modo l’agenda mediatica della politica italiana. Infondo, il principio della piazza non è così lontano da quello del mondo social, adibito e pensato fin dai suoi albori come luogo e strumento di incontro e di espressione di un libero pensiero.

Unite sì, ma non più mute, le sardine di tutta Italia – a partire dai quattro organizzatori – dimostrano una decisa e sentita voglia di agire e di calare nel concreto le domande e le risposte, manifestando una legittima avversione verso la retorica di gattopardesca memoria del “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Ed è proprio a questo punto che si deciderà il destino delle sardine; nel trasformarsi da mera forza di contrasto a forza propositiva che rilancia le proprie idee sulla base di proposte attuabili e misurabili in termini di efficienza ed efficacia.

E voi, cosa ne pensate?