Parliamo di Neuromarketing. Alcool e pubblicità

di Sara Negro

3 milioni e mezzo gli Italiani considerati “grandi bevitori”, circa 17 mila decessi attribuiti all’uso di alcool in Italia ogni anno. Dati impressionanti questi che si incrociano con quelli riguardanti gli adolescenti di 11-17 anni. Dal report sul consumo di alcool in Italia, emerge, infatti, che la fascia d’età ad eccedere più frequentemente nell’uso di alcolici sia quella degli adolescenti (22,9% maschi e 17,9% femmine). Inoltre, proprio i giovani risultano essere i soggetti più a rischio per le conseguenze dell’alcool, con danni che incidono sui circuiti del cervello responsabili dello stimolo di gratificazione, modificandoli definitivamente.

Tenendo presente che è noto come le pubblicità influenzino significativamente il comportamento e il pensiero dei telespettatori, è chiaro che quando le ADVs associano il divertimento ad alcolici aumentano la probabilità dell’uso di questi ultimi per motivi futili quali il puro divertimento o risolvere problemi di cuore. Molti opinionisti hanno discusso sugli aspetti etici dell’applicazione delle tecniche di neuromarketing in ambito pubblicitario, denunciando le possibili manipolazioni delle menti e dei comportamenti dei consumatori. Proprio per questo nasce una domanda spontanea: il neuromarketing e la sua applicazione può aiutare le persone a migliorare il proprio stile di vita?

Come abbiamo avuto modo apprendere dalla dottoressa Lucia Carriero durante l’evento Epatologie, esistono oggi delle possibili modalità comunicative con cui affrontare e contrastare il fenomeno rispetto a quelle che sono le caratteristiche del pubblico con cui ci si intende relazionare. In particolare, come il lettore avrà modo di approfondire nell’intervista rilasciata dalla stessa Carriero a CommtoAction, tali strategie devono avere le seguenti caratteristiche:

– Dotarsi di un testimonial che sia trasversalmente e positivamente noto alla platea da intercettare;
– incentivare comportamenti responsabili e appropriati rispetto all’uso di alcool e alle situazioni in cui l’alcool può provocare conseguenze dannose;
– mostrare situazioni sociali attraenti anche senza la presenza di bevande alcoliche;
– evidenziare i pericoli reali indotti dall’abuso di alcool rispetto alla nostra quotidianità.

L’obiettivo dunque è quello di lavorare sulla qualità del timbro narrativo per incidere positivamente con una strategia calibrata sul medio-lungo termine.