Dall’ideologia all’algoritmo: due bolle a confronto

di Stefano Ricci

Quante volte abbiamo letto o sentito parlare del problema delle cosiddette bolle digitali, nelle quali saremmo tutti rinchiusi? Esistono e sono concrete, questo è certo. Ma è altrettanto vero che ‘era meglio prima’ quando all’algoritmo si sostituiva l’ideologia?

La linea di pensiero oggi più diffusa denuncia che in rete gli algoritmi facciano vedere agli utenti solo quello che è di loro interesse, chiudendoli in un piccolo mondo (una bolla, appunto) che diventa l’unico esistente. Quindi le persone non riuscirebbero ad aprire la mente perché soggette ad un’opinione sempre uguale a se stessa. Questo dovrebbe essere il motivo per cui, per esempio, chi segue Salvini non legge quello che scrive Renzi, solamente perché l’algoritmo non glielo propone. Ma sembra che ci si stia dimenticando dell’appena trascorsa stagione ideologica, in cui chi votava un partito comprava un giornale, ascoltava una certa musica e seguiva una certa moda. Un’appartenenza che diventava vera e propria presa di posizione, accompagnando le persone fino al loro ultimo respiro. Oggi, insomma, assistiamo ad una bolla sempre più trasparente, i cui confini non sono più chiari e definiti come in passato ma sempre più fluidi e intangibili. In cui la persuasione calibrata sul breve periodo gioca un ruolo strategico.

Più che essere la causa del problema, gli algoritmi – al pari delle ideologie – assecondano un problema su cui molti si rifiutano di riflettere: l’assenza di analisi critica sui contenuti che decliniamo all’esterno come professionisti e che assorbiamo come cittadini. Per uscire dalle bolle, insomma, non serve demonizzare internet tout court, ma solo assumere piena consapevolezza sugli scenari che abbiamo di fronte, sulle potenzialità e sulle criticità a cui dobbiamo rispondere. Alimentando per gli algoritmi – per qualunque algoritmo – una sostenibilità contenutistica che li renda strumenti e non mezzi. Magari ricordando a noi stessi che anche noi possiamo avere torto e che la ragione in questo mondo così sfaccettato e complesso non può risiedere mai da una parte sola.