A cura di Edoardo Natali Precedentemente ho parlato della guerra cognitiva come l’ultimo livello evolutivo della guerra che sfrutta spesso la disinformazione. Però, svincolarsi dalla manipolazione comunicativa che caratterizza i momenti sensibili della politica significa avere chiaro il panorama narrativo sotterraneo che circola tra gli attori e gli eventi politici. Panorama che, in un mondo andato oltre la globalizzazione e il progresso tecnologico, trascende la missione collettiva della politica e le logiche geopolitiche nette di alleanza o contrasto per costituire una dimensione autonoma e transnazionale di interessi singoli. [caption id="attachment_8156" align="aligncenter" width="450"] Fonte immagine: https://www.foxnews.com/world/america-first-foreign-policy-profoundly-dangerous-invites-multi-front-war-eminent-historian-warns[/caption] Dietro a una grossa parte della disinformazione politica...

[caption id="attachment_7981" align="aligncenter" width="338"] Fonte immagine: https://www.pexels.com/it-it/[/caption] a cura di Edoardo Natali Negli ultimi anni sono quasi improvvisamente sorti nuovi esempi di violenza sistematica, come la guerra russo-ucraina o quella israelo-palestinese. Nonostante questa nuova esposizione agli eventi bellici, soprattutto in Europa persiste una mancanza di consapevolezza dei livelli più profondi e avanguardistici che ha raggiunto la pratica della guerra. Infatti oggi giorno, oltre al conflitto convenzionale, viene applicata la “guerra cognitiva” (“Cognitive Warfare"), anche definita “guerra ibrida”. Nonostante la sua storia sia particolarmente recente e il termine sia stato usato per la prima volta nel 2017 dal generale dell’aeronautica degli Stati Uniti...